BAGHETTI, Aristide
Nacque a Civitavecchia il 25 febbr. 1874. Conseguita la licenza dell'istituto tecnico e impiegatosi presso le Poste e Telegrafi di Roma, pareva avviato a una modesta e tranquilla esistenza. Ma licenziato - come pare - dal suo ufficio, si scritturò nel 1898 in una piccola compagnia teatrale, la Baccani-Brignone-Campioni e diede così inizio a una carriera artistica che doveva durare più di mezzo secolo.
Nel 1900 il B. passò, nel ruolo di secondo brillante, alla compagnia Mauri, che recitava al Teatro Manzoni, e, sempre come brillante, entrò successivamente nella compagnia Paladini-Iggius e nella Reinach-Pieri. Fin da allora la recitazione del B. si distingueva per il suo bonario umorismo e per la sua cordiale comicità sempre mantenuta nei limiti del decoro e del buon gusto. Seguendo le tappe della sua lunga carriera, troviamo il B. nel 1904 come primo attore brillante nella compagnia Talli-Trovaghari-Carloni-Pezzinga, nel 1907 nella compagnia di Teresa Mariani, nel 1908 nella Paladini-Favre, nel 1909 nella Mariani-Calabresi, nel 1912 nella Reiter-Carini, nel 1915 nella compagnia Fert, diretta da Ermete Novelli, che apprezzò particolarmente la finezza della sua recitazione, e nel 1917 nella Stabile Milanese diretta da Marco Praga. In quegli anni, il B. interpretò personaggi secondari del repertorio italiano e francese, da C. G. Viola a G. Rocca, a V. Sardou, senza mai passare inosservato, anzi spesso ricevendo dalla critica riconoscimenti ed elogi.
Nel dopoguerra, il favore accordato alle commedie e alle pochades francesi da parte del pubblico produsse un mutamento nel repertorio delle compagnie delle quali il B. fece parte e della stessa che egli tenne quasi ininterrottamente (salvo il 1921 in cui fu direttore della compagnia Migliari Pescatori-Almirante) fino al 1933. Si era intanto sposato con Tullia Ravelli, anch'essa attrice di secondo piano, ma di seria preparazione e ne aveva avuto tre figli, Ettore, Gino e Dina, gli ultimi due attori anch'essi.
Nel 1934 il B. fu in compagnia con A. Gandusio, nel 1937 con Febo Mari, nel 1939 con Elsa Merlini, della quale era stato maestro e capocomico, e nel 1940 ancora con la Merlini e R. Cialente.
Il B. in questi ultimi anni aveva raffinato la sua comicità, arricchendola di toni svagati e maliziosi e di piccole trovate sceniche, pur mantenendosi nella tradizione di attore signorile e dignitoso, serio e preparato, modesto e fedele al suo lavoro. Abbandonato il repertorio della commedia leggera soprattutto francese, aveva preso parte anche a lavori impegnativi e nuovi, come la Piccola città di T. Wilder, e aveva diretto Così è se vi pare di Pirandello.
Nel secondo dopoguerra il cinema si servì spesso, per l'interpretazione accurata di personaggi minori, delle capacità del Baghetti. Ma più interessante fu la sua partecipazione, spesso premiata da successo personale, a significative rappresentazioni teatrali come quella degli Uccelli di Aristofane al Teatro romano di Ostia Antica (1947), o quella di Troilo e Cressida di Shakespeare al Maggio fiorentino (1949), o quella, in cui diede una gustosa interpretazione del servitore Succianespole, degli Innamorati di C. Goldoni (1949). Ma le due interpretazioni più significative furono quelle di Ferapont nelle Tre sorelle di A. Čechov, nell'edizione diretta da L. Visconti nel 1952, in cui ebbe vicina la moglie Tullia nella parte di Anfissa, e l'ultima, quella del vecchio servitore Firs nel Giardino dei ciliegi dello stesso Čechov, nell'edizione diretta da Visconti nel 1955. Stava appunto recitando in questa commedia, ed era stato chiamato a prender parte ad una rappresentazione televisiva della Vedova di R. Simoni, quando improvvisamente si spense a Milano il 21 marzo 1955.
Bibl.: Necrologi in Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Tempo del 22 marzo 1955; A. B.,in Scenario, XIX (aprile 1955), n. 4, p. 10; F. B., A. B., in Il dramma, XXXI, n. 223, aprile 1955, p. 47; c. m. p., Ricordo di B., in Sipario, X, n. 109, maggio 1955, p. 17; Annali del teatro italiano, I, Milano 1921, pp. 134, 138, 150, 163, 171, 175, 180, 193; II, ibid. 1923, pp. 326, 380; G. Rocca, Teatro del mio tempo, Osimo 1935, pp. 173-177; N. Leonelli, Attori tragici e attori comici italiani, I, Roma 1940, pp. 74-76; R. Simoni, Trent'anni di cronaca drammatica, I-V, Torino 1951-60, v. Indici; S. D'Amico, Palcoscenico del dopoguerra, Torino 1953, 1, pp. 68, 94, 222; II, pp. 73, 341; A. Čechov, Tre sorelle, a cura di G. Guerrieri, Torino 1953, p. 27; I. Ripamonti, rec. a Il giardino dei ciliegi, in Teatro d'oggi, III,1-2 (1955), p. 18; L. Ferrante, I comici goldoniani, Bologna 1961, p. 127; Enciclop. d. Spettacolo, I, col. 1249.