ARISTEO ('Αρισταῖος, Aristaeus)
Nella mitologia antica è il dio benefico, originario della Tessaglia, che vigila sulle greggi e sui prodotti della terra, la quale, nella primitiva concezione greca, gli è madre. Presiede alla coltura della vite, dell'ulivo, all'arte di coagulare il latte; ma è soprattutto l'inventore dell'arte di riprodurre artificialmente le api e dello sfruttamento del miele. È medico ed anche indovino (Apoll. Rhod.. II, 500; Nonno, XVII, 6 e 35).
Dalla Tessaglia passò a Ceo, dove ebbe il maggiore culto e, assimilato a Zeus e ad Apollo, fu venerato col nome di Zeus Aristaios e Apollo Aristaios (schol. in Apoll. Rhod., II, 498; Callimaco, in The Oxyrh. pap., VII, n. 1011, v. 33). Qui Aristeo istituì il culto di Zeus Ikmaios, per liberare dalla siccità l'isola devastata dai calori di Sirio. Si trapianta indi in Eubea (Ceo appartenne alla Eubea) e a Caristo lo si fece nascere dall'eponimo del luogo (schol. in Apoll. Rhod., II, 498). In Eubea si favoleggiò che fosse padre di Macride, dalla quale si faceva dipendere un nome di quest'isola (Callim., IV, 20), e di Corcira (schol. in Apoll. Rhod., IV, 540,983), legata anch'essa al culto del dio (Malten, p. 78). Da Corcira il dio passò in Sicilia (Timeo presso Diod., IV, 82) e a Siracusa ebbe una statua nel tempio di Dioniso. In seguito agli scambî ceoeuboici giunse in Italia: a Napoli (Wilamowitz, in Hermes, 1886, p. 110; id., Arist. und Ath., II, 39,8) fu importato dall'euboica Cuma. I navigatori cumani (Malten, pp. 79-80) lo trasportarono in Sardegna (Timeo presso Diod., IV, 82, 4, ve lo fa venire dalla Libia; Pausania, X, 17, 3 dalla Beozia; Sallustio presso Servio in Verg. Georg., I, 14 da Ceo). Aristeo si diffonde contemporaneamente ad E. e a N. Fu in Tracia (Plin., Nat. hist., IV, 11,45) ove si collocò il suo amore per Euridice e l'insegnamento fatale alla ninfa; a Maronea quale inventore del miele, scende in lotta con Dioniso (Plin., Nat. hist., XIV, 53; Nonno, XIII, 256 segg.; XIX, 226 segg.) e genericamente nella regione prese parte alle orgie dionisiache e scomparve nelle profondità dell'Emo (Timeo presso Diod. IV, 82, 6). In Arcadia, importato dalla popolazione predorica (Malten, p. 82); fu venerato sotto il nome di Zeus Aristaios, e si assimilò il ciprico Opaone che, come Agreo e Nomio, divenne un appellativo del dio. Venne anche in Beozia, dove da Autonoe, figlia di Cadmo, ebbe il figlio Atteone (Callim., V, 107 segg.). Dall'Arcadia o dalle isole dell'Egeo o da Tera dove i Dorî l'avevano ricevuto dai Predorî (Pareti, p. 234, contro Malten, p. 82 e Ferrabino, Kalypso, p. 429), Aristeo passa in Libia e qui si congiunge, come altrove con altri dei, con Apollo Carneo e la ninfa Cirene. Se questo congiungimento avvenisse realmente in Libia o in Grecia per opera dell'elaborazione letteraria, è controverso. Le testimonianze del culto libico d'Aristeo (schol. in Aristoph. Eq., 894; schol. in Pin. Pyth. IV, 4; Itin. Antonini, 72, 2) sono state scosse da G. Pasquali (Studi ital. filol. class., XXI, p. 470), il quale pensa che quel congiungimento fosse dovuto a un poeta esiodeo allo scopo di trasportare la ninfa Cirene in Tessaglia (Quaest. Call., p. 102 segg.); nel che si ravviserebbero elementi tessalici in Cirene prima dell'arrivo dei Terei. Pur degna di considerazione è l'altra tesi secondo la quale Aristeo, congiunto in Libia, dove passava come l'inventore del silfio, con Apollo e Cirene, avesse determinato il passaggio della ninfa in Tessaglia. E nell'Eea di Cirene il mito rifluì arricchendosi di nuovi elementi (per la ricostruzione dell'Eea cfr. Ferrabino, Kalypso, p. 430 segg.). E si narrò che Apollo, vedendo Cirene, figlia d'Ipseo re dei Lapiti, lottare sul Pelio contro un leone (è un particolare che riprova il carattere libico di Cirene), se ne invaghì e, avutane profezia delle nozze da Chirone, la trasportò in Libia, dove nacque Aristeo affidato dal padre alle Ore e a Gea, che con l'ambrosia e il nettare lo resero immortale. Il nettare e l'ambrosia che dànno l'immortalità ad Aristeo dimostrano che l'autore dell'Eea volle conciliare la forma cirenaica del mito con quella greca della Tessaglia, dove Aristeo era venerato come div. Le Ore e Gea, al pari di Chirone, erano in Grecia già legate al dio (Pind., Pyth., IX, v. 60).
Bibl.: L. Malten, Kyrene, Berlino 1911; Hiller v. Gaertringen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 852 segg.; Schirmer, in Roscher, Lexic. d. griech. u. röm. Mythol.; A. Ferrabino, Kalypso, Torino 1914; id., in Atti Acc. Tor., XVII, 49; G. Pasquali, Quaestiones Callimacheae, Gottinga 1913, e in Studi italiani di filol. class., XXI (1914); L. Pareti, Storia di Sparta arcaica, Firenze 1917, p. 231 segg.