ARIPERTO II, re dei Longobardi
Principe lithingo, venne associato al trono dal padre Raginperto poco tempo dopo che quest'ultimo era stato riconosciuto re dei Longobardi (anno 701).
Non erano trascorsi ancora otto mesi dalla morte del re Cuniperto che il duca di Torino Raginperto - figlio di quel Godeperto che era stato assassinato nel 662, quando Grimoaldo duca di Benevento aveva conquistato il potere - rivendicò a sé il trono, probabilmente additando come violati nella successione i diritti dell'assemblea degli arimanni. Vinte presso Novara le forze riunite di Ansprando - il tutore del minorenne re Liutperto - e del duca di Bergamo Rotari, Raginperto si era fatto gridare re dai Longobardi. Ma aveva regnato meno di un anno: prima che il 701 avesse termine egli era morto.
Rimasto unico re, A. si vide ben presto costretto a fronteggiare la resistenza di Ansprando e di Rotari, ai quali si erano uniti nella lotta altri tre capi, forse duchi: Atto, Tazo e Faraone. Tra la fine del 701 e gli inizi del 702 A. riportò una bella vittoria sugli avversari presso Pavia: lo stesso Liutperto, ferito, fu fatto prigioniero. Ansprando si rifugiò nell'isola Comacina; Rotari ripiegò sulla sua città fortificandovisi, e da lì si proclamò re. A. proseguì la sua opera di repressione. Con un forte esercito marciò contro il più valido dei suoi nemici: occupò Lodi, pose l'assedio a Bergamo e l'espugnò. Il duca cadde vivo nelle sue mani. A., per schemo, gli fece radere i capelli e la barba e lo relegò a Torino, dove, pochi giorni dopo, fu messo a morte. A. inviò quindi l'esercito contro l'isola Comacina, ma Ansprando preferì non fermarsi ad aspettarlo e tentare la sorte con le armi. Fuggito a Chiavenna, cercò poco dopo scampo attraverso la Rezia, per Coira, presso il duca dei Bavari Teutperto. L'esercito del re, occupata l'isola, ne distrusse le fortificazioni.
Confermato nel regno dopo questi avvenimenti, A. prese le sue vendette nei confronti dei nemici vinti e dei loro parenti Liutperto, l'infantulus rex, era già stato ucciso, subito dopo la presa di Bergamo; Pietro, un parente di Ansprando, fu confinato a Spoleto; Teuderada ed Aurona, rispettivamente moglie e figlia del tutore fuggiasco, ebbero il naso e.le orecchie mozzate. Sigeprando, uno dei due figli maschi di Ansprando, ebbe strappati gli occhi. Era la prima volta, da quando esisteva il regno dei Longobardi, che si prendevano contro avversari politici misure così efferate, comuni invece al costume bizantino; ma esse avevano un loro senso, perché si considerava inadatto al potere chi fosse stato cosi mutilato.
Da questo momento A. non incontrò altre resistenze inteme, se si esclude la rivolta tentata dal duca del Friuli, Corvulo, che venne però destituito in tempo ed ebbe anch'egli cavati gli occhi. Nulla sappiamo dei rapporti che intercorsero fra A. ed il ducato di Benevento; quanto a Trasamondo I di Spoleto, possiamo ritenere che egli fu uno dei suoi sostenitori se A., quando dovette trovare un luogo in cui confinare Pietro, pensò a Spoleto.
Un solo membro della famiglia di Ansprando si salvò pur essendo caduto nelle mani di A., l'altro figliolo di Ansprando, Liutprando, che era assai giovane ah'epoca della battaglia di Pavia; Liutprando non solo fu risparmiato, ma ebbe anche il permesso di raggiungere il padre. Questo provvedimento, che si deve spiegare col desiderio di A. di non inimicarsi i Bavari, non servì tuttavia che a ritardare i propositi di rivincita di Ansprando, il quale infatti nel 712 calava in Italia insieme al figlio Liutprando, alla testa di un esercito bavarese messo a loro disposizione da Teutperto. Battuto davanti a Pavia, A., che aveva pensato di rifugiarsi in Francia, affogò nel tentativo di passare a nuoto il Tici no. Ansprando moriva poco dopo la sua vittoria, il 13 giugno del 712, ma era ancor vivo quando i Longobardi portarono al trono Liutprando. La famiglia di Pérctarit si era estinta con Liutperto; quella di Godeperto continuava con un fratello di A. che era fuggito 19 Francia dopo la vittoria di Ansprando: la lotta fra i due rami della dinastia "bavarese" era dunque terminata col passaggio della corona ad una famiglia estranea ad entrambi.
Dei rapporti di A. con l'Impero nulla sappiamo; pura coincidenza cronologica sono probabilmente la concomitanza del movimento vittorioso di Ansprando con le rivolte di Ravenna contro Giustiniano II Rinotmeto, che aveva recuperato il trono nel 705, e di Roma contro l'usurpatore monotelita Filippo Bardane, che, nel 711, aveva rovesciato ed ucciso Giustiniano II. Con la Chiesa di Roma A. fu in relazioni assai cordiali; ne fa fede la restituzione, sotto forma di donatio, in un diploma scritto a lettere d'oro, del complesso di terreni in Liguria che avevano costituito il Patrimonium Alpium Cottiarum della Chiesa di Roma e che Rotari aveva incamerato con la conquista del 643-644. Inoltre il papa Costantino I (708-715) aveva confermato la diretta dipendenza da Roma della sede vescovile di Pavia quando l'arcivescovo di Milano, Benedetto, portando davanti al suo tribunale il conflitto sorto fra le due sedi vescovili, aveva voluto rivendicare sulla diocesi di Pavia i suoi diritti di metropolita.
Fonti e Bibl.: Pauli Diaconi Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann-G. Waitz, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum, Hannoverae 1878, VI, capp. 18-22, pp. 171 ss.,; cap. 35, p. 176; cap. 50, p. 182; cap. 58, p. 186; L. Duchesne, Le Liber Pontificalis, I, Paris 1955, pp. 385 ss., 389 ss.; G. P. Bognetti, Santa Maria foris portas di Castelseprio e la storia religiosa dei Longobardi, in G. P. Bognetti-G. Chierici-A. De Capitani d'Arzago, Santa Maria di Castelseprio, Milano 1948, cfr. Indice dei nomi; L. M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, II,Gotha 1900-1903, cfr. Indice dei nomi.