ARIOVISTO (Ariovistus)
Re dei Suebi, vinto da Cesare nel 58 a. C. Egli aveva passato il Reno per invito dei Sequani, che avevano bisogno di rafforzarsi nella lotta contro il popolo rivale, gli Edui. A. inflisse a costoro una gravissima disfatta, presso Admagetobriga, e li costrinse a pagar tributo e a fornire ostaggi, che furono poi divisi tra lui e i Sequani. Egli prese domicilio coi suoi Suebi in mezzo a questo popolo, occupando un terzo del territorio. Un altro terzo ne chiese in seguito, per collocarvi gli Arudi, ch'erano in via di passare il Reno per unirsi a lui. A questo punto Edui e Sequani si rivolsero a Cesare, già vittorioso degli Elvezî, per chieder protezione contro A., che dipingevano come un barbaro tracotante e feroce, sotto il quale non era loro possibile di vivere. A. aveva ricevuto da Roma, nel 59, sotto il consolato di Cesare, il titolo di "re ed amico", e gli Edui, d'altra parte, erano stati da pari tempo riconosciuti come "fratelli del popolo romano". La situazione era diplomaticamente assai delicata. Un senatoconsulto del 61 dava mandato a chiunque avesse il governo della Gallia di difendere gli Edui e gli altri amici del popolo romano, quando ciò fosse conforme agl'interessi della repubblica. Era evidente che era conforme agl'interessi della repubblica evitare che al confine della provincia si costituisse, mercé il continuo afflusso di nuove tribù, un poderoso stato germanico, che avrebbe dominato sui Sequani e sugli Edui, e aperto la Gallia ai popoli d'oltre il Reno. Assumendo il patrocinio degli Edui, in virtù del citato senatoconsulto, Cesare sapeva di servire la causa di Roma. Dapprima si limitò a chiedere ad A. che prendesse impegno di non far passare il Reno ad altra gente e di riconoscere la piena indipendenza degli Edui, restituendo loro gli ostaggi. Ma le trattative riuscirono inutili, essendo la resistenza di A., a quanto pare, incoraggiata dal partito senatorio di Roma. Cesare occupò Vesonzione, poi mosse contro A. e lo disfece. Questi fuggì oltre il Reno, e morì forse in conseguenza delle ferite. Le sue due mogli e una delle figlie perirono, l'altra fu fatta prigioniera.
Fonti: Cesare, De bello gall., I, 30-54, Dione Cassio, XXXVIII, 34-50.
Bibl.: U. v. Göler, Caesars gallischer Krieg, 2ª ed., I, Tubinga 1880, p. 36 segg.; G. Veith, Geschichte der Feldzüge C. Julius Caesars, Vienna 1906; C. Jullian, Histoire de la Gaule, III, Parigi 1909, pp. 149 segg., 221 segg.; T. Rice Holmes, Caesar's Conquest of Gaul, 2ª ed., Oxford 1911, p. 635 segg.; E. Täubler, Bellum Helveticum, Zurigo 1924, passim.