ARGO ("Αργος, Argus)
Figura della mitologia classica, la cui genealogia è data variamente dalle fonti. Talora appare come figlio della Terra, talaltra come figlio d'Inaco o d'Agenore; il più delle volte è detto figlio di Arestore e della figliuola d'Inaco, Micene. Egli è rappresentato come vigile e zelante custode, cui nulla, in grazia dei suoi numerosi occhi, sfugge (il suo epiteto abituale è quello di onniveggente). Il numero degli occhi varia nelle diverse fonti: ora essi sono tre (il terzo sull'occipite), ora quattro, ora cento, ora infiniti; ora sono distribuiti solo sul capo, ora per tutta la persona. In generale egli è insonne: in tarde rappresentazioni (con Euripide) una metà dei suoi occhi veglia mentre l'altra dorme alternatamente. Di gigantesca corporatura, la sua forza non comune gli permette di compiere imprese famose. Libera l'Arcadia dal toro che la guasta e si fa un manto con la pelle dell'animale; uccide il satiro che ruba agli Arcadi i loro greggi; sorprende nel sonno e uccide l'Echidna che afferra e porta via i passanti. Ma soprattutto egli è noto come il custode che Era impone a Io tramutata in giovenca. Argo lega Io a un clivo nel bosco di Era, o in quello che si stende fra Argo e Micene, oppure sulla catena detta Eubea, ai cui piedi sorgeva il famoso tempio di Era: a testimonianza di Plinio il naturalista, l'albero si mostrava ancora in epoca assai tarda. Ma ad Argo s'appressa Ermete, che per incarico di Zeus deve rubare la giovenca e che prima addormenta il vigile custode col suono della sua zampogna e con la sua verga conciliatrice di sonno, e poi lo uccide, o secondo un'altra versione lo uccide scagliandogli pietre, perché il suo primo divisamento è impedito dal grido di uno sparviere che mette sull'avviso Argo. Gli occhi d'Argo sono da Era trasferiti nella coda dell'animale a lei sacro, il pavone. Secondo una versione della leggenda, non un assillo, ma l'ombra di Argo sospinge e caccia Io di paese in paese. La leggenda parla anche di un Argo figlio di Giove e di Niobe ed eponimo della regione argiva, il quale spesso si confonde con l'altro.
Numerosissime sono le rappresentazioni figurate concernenti Argo, specie nei suoi rapporti con Io. Quanto all'interpretazione del mito, sovente si è spiegato Argo come equivalente del cielo stellato mentre Io sarebbe la luna: altri ha visto nella coppia Argo-Io simboleggiate le nozze sacre di Demetra col paese argivo, altri infine, come vede in Io l'Era argiva, così vede in Argo l'equivalente argivo di Zeus. Un'altra tradizione parla di un Argo, figlio di Arestore e di Argea, eponimo e costruttore della nave degli Argonauti (v.) secondo le indicazioni dategli da Atena.
Bibl.: Cfr. Engelmann, in Roscher, Lexikon d. griech. u. röm. Myth., I, i, col. 537 segg.; Wernicke, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., II, coll. 790-98; Blondel, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, I, i, pp. 417-19.