Aretusa
La leggenda di A. trasformata in fonte, cui D. accenna in If XXV 97-99, con esplicito riferimento a Ovidio (Taccia di Cadmo e d'Aretusa Ovidio, / ché se quello in serpente e quella in fonte / converte poetando, io non lo 'nvidio), è in Met. V 572-661.
A., ninfa dell'Achea, un giorno, al ritorno dalla caccia, si bagna nelle acque del fiume Alfeo, il quale, innamoratosi di lei, assume figura umana e la insegue dall'Arcadia fino all'Elide. La ninfa implora l'aiuto di Artemide, che la trasforma in fonte (Met. v. 632-636 " Occupat / obsessos sudor mihi frigidus artus / Caeru leaeque cadunt toto de corpore guttae; / Quaque pedem movi, manat lacus eque capillis / Ros cadit et citius, quam nunc tibi facta renarro, / In latices mutor "). Poi Artemide apre la terra in cui A. si rifugia; ma a sua volta Alfeo si muta di nuovo in fiume per inseguirla questa volta, sotto la superficie marina, fino all'isola Ortigia, presso Siracusa. Qui ambedue riemergono dal mare; A. in forma di sorgente cui Alfeo unisce le proprie acque, rimaste miracolosamente immuni dalla salsedine marina.