AREO ('Αρεύς, Areus)
Appartenente alla casa reale degli Agiadi, figlio di Acrotato, successe al nonno Cleomene II (309-08 a. C.), essendo Acrotato premorto al padre. Era nato forse intorno al 320, ed è probabile, non sicuro, che sia stato qualche anno sotto la tutela dello zio Cleonimo. Pare che questa tutela avesse termine quando Cleonimo si recò in Italia, sull'esempio di Archidamo, in aiuto dei Tarentini (303). A. cominciò a segnalarsi quando circa il 280, profittando dei torbidi che tennero dietro alla battaglia di Corupedio (282) e all'assassinio di Seleuco Nicatore (281), cercò di costituire attorno a Sparta nella Grecia meridionale e centrale una salda lega di città libere dal dominio macedonico. Questo tentativo terminò con un insuccesso, per opera degli Etoli, ma ebbe come conseguenza stabile l'inizio del risorgimento della lega achea. Dopo ciò Sparta si tenne lontana dalla lega ellenica che, capeggiata dagli Etoli, tentò invano di difendere le Termopili dai Galli (279). Non molto dopo Cleonimo che, anche in quegli anni, aveva avuto da Sparta importanti comandi, si guastò col nipote e andò in esilio; non sappiamo se vi contribuissero ragioni politiche oltre a quelle private che la tradizione riferisce. Quando Pirro iniziò la sua campagna contro il Peloponneso, ebbe compagno e incitatore Cleonimo. A., il quale aveva fatto una spedizione in Creta, tornò in tempo per impedire che Pirro s' impadronisse di Sparta (272 o 273); lo inseguì poi nella sua ritirata fin davanti ad Argo e, quando Pirro tentò per sorpresa d'impadronirsi di Argo, A. insieme con Antigono Gonata partecipò al combattimento vittorioso in cui Pirro trovò la morte. Gli Epiroti dovettero evacuare con perdite la città e arrendersi ai vincitori. Non molto dopo, A., che in questa guerra si era dovuto collegare coi suoi vecchi avversarî, i Macedoni, contro Pirro, si pose a capo di quella guerra di riscossa dei Greci spalleggiati dal re Tolomeo II Filadelfo contro i Macedoni, che dall'uomo politico il quale dirigeva allora Atene, Cremonide, ebbe nome di guerra cremonidea. La guerra terminò con la totale sconfitta dei collegati. A. fu battuto ed ucciso presso Corinto e lasciò il trono al figlio Acrotato, mentre poco dopo Atene, che aveva fatto una disperata resistenza, dovette arrendersi ai Macedoni.
A. fu il primo re di Sparta che coniasse moneta col proprio nome. Allontanandosi dalle consuetudini spartane, egli tenne una corte che poteva ricordare quella dei re ellenistici; e, come mostrano le notizie delle fonti e le iscrizioni, seppe acquistarsi un potere ben superiore a quello dei re spartani dell'età classica. I suoi tentativi per restaurare la potenza di Sparta dimostrano che fu uomo di notevole energia e abilità. Se le sue doti di generale corrispondessero all'altezza delle sue mire, può rimanere dubbio; ma non è dubbio che, non avendo fatto nulla per risanare, come poi tentarono Agide e Cleomene, i mali gravissimi che minavano ogni giorno più le basi della potenza spartana, l'opera sua, anche se fortunata, non poteva riuscire che effimera. Areo 11, figlio postumo di Acrotato e nipote di A., morì bambino dopo aver regnato nominalmente per otto anni verso la metà del sec. III a. C.
Fonti: Di capitale' importanza per le leghe costituite da A. sono: il testo di Giustino, XXXIV, 1 e l'epigrafe in Inscr. Graec., II, 2ª ed., 1, 687; per la corte di Filarco, vedi Ateneo, IV, 141 f. Vedi anche per Areo in genere: Plutarco, Pirro; Pausania, I, 13, 5; III, 6, 2; Trogo, Prol., XXVI. Per la statua di A. in Olimpia, Pausania, VI, 15, 9.
Bibl.: J. G. Droysen, Histoire de l'Hellénisme, Parigi 1883-85, II, p. 218 e passim; B. Niese, Geschichte der griech. und maked. Staaten, Gotha 1893-1903, II, pp. 230 segg., 297 segg.; J. Beloch, Griech. Geschichte, Strasburgo 1912-25, IV, i, pp. 377, 587 segg.; IV, ii, pp. 157 segg., 502; per le monete di A., vedi B. V. Head, Historia Numorum, 2ª ed., Oxford 1911, p. 434; per la statua di A. in Olimpia: G. Dittenberg, Sylloge inscr. Graec., 2ª ed., Lipsia 1898-90, I, p. 433.