ARENA (lat. arēna, secondo gli antichi grammatici anche harena)
È lo spazio riservato agli spettacoli nel circo, nell'anfiieatro e nello stadio, edificio questo comune nelle città greche, ma raro in quelle romane. Il nome deriva dall'arena o sabbia che vi si spargeva per rendere il terreno adatto, nel circo al galoppo dei cavalli (che in antico non erano ferrati), e alle lotte dei gladiatori o alle cacce delle belve nell'anfiteatro, dove serviva anche ad assorbire rapidamente il sangue dei caduti e degli animali uccisi.
Nell'intervallo delle rappresentazioni si rimetteva a posto, mediante appositi rastrelli, il piano sabbioso, smosso durante gli spettacoli, e si portava sabbia nuova.
Qualche volta, per ottenere effetti speciali di colore, si usò, invece della sabbia, la polvere di minerale bianco, il minio (rosso) o il verde rame (verde-azzurro). L'idea di queste colorazioni bizzarre piacque specialmente a Caligola e a Nerone, il quale ultimo, secondo il racconto di Plinio (Nat. hist., XXXIII, 90), volle partecipare alla corsa dei carri nel circo, con un mantello che aveva lo stesso colore verde-azzurro dell'arena.
La parola si usò anche per esprimere tutto l'anfiteatro, ma non mai tutto il circo o tutto lo stadio; talvolta arena, come vocabolo sintetizzante gli spettacoli di ordine inferiore del circo e dell'anfiteatro, sta in opposizione a scaena, esprimente le rappresentazioni del teatro. Così Tiberio, nella biografia di Svetonio, è detto scaenae arenaeque devotus (Svet., Tib., 30). In senso translato, per metonimia, arena significò ogni luogo di combattimento, ogni campo di lotta, anche semplicemente morale.
Nel circo e nello stadio l'arena ha la forma di un rettangolo molto allungato, con uno dei lati corti girato in forma di semicerchio; nell'anfiteatro, invece, presenta pianta ellittica. La sola arena di forma rotonda è quella di Casinum in Italia (S. Germano, ai piedi di Montecassino). Il Friedländer (Sittengeschichte, 10ª ed., II, p. 240) dà le misure dell'arena di 71 anfiteatri, in un quadro sinottico di facile consultazione; da queste misure risulta che l'ellissi assumeva le forme più diverse a seconda del variare della lunghezza dei due assi centrali. L'arena di Caesarea di Mauretanea (Cherchel in Algeria), misurando 140 m. nell'asse maggiore, e 60 nel minore, supera la grandezza di quella del Colosseo, che misura circa 86 m. nell'asse maggiore e circa 54 m. nel minore. Modestissima di proporzioni è invece l'arena dell'anfiteatro castrense a Roma, che si sviluppa intorno a due assi di appena 38 m. per 25. La grande varietà di forme che presentano le arene dei più noti anfiteatri romani ci è rivelata da un sia pur sommario esame di essi.
L'arena era completamente libera nell'anfiteatro; non si sa dove sorgesse l'altare per i sacrifizî, la cui esistenza è provata da sicure testimonianze antiche, ma certo doveva essere fuori dello spazio riservato agli spettacoli, per non intralciarli: si potrebbe pensare ad altari portatili in legno. Nel circo l'arena era attraversata in senso longitudinale dalla spina, alle cui estremità sorgevano le mete (v. circo). Talvolta, come nell'anfiteatro di Forum Julii (Fréjus in Francia) o come nel Circo Massimo a Roma, nel periodo da Cesare a nTerone, l'arena era circondata da un fossato (euripus), che doveva proteggere il pubblico dalla ferocia delle belve e da ogni altro pericolo dipendente dagli spettacoli. L'arena poteva trasformarsi rapidamente in bosco, in regione montuosa, atta alle cacce degli animali selvatici, o anche in immenso bacino per la rappresentazione di battaglie navali (v. naijmachia). Per facilitare questa trasformazione in bacino, l'arena dell'anfiteatro era generalmente scavata a un livello più basso del piano circondante l'esterno dell'edificio, disposizione che offriva anche altri grandi vantaggi di carattere tecnico ed economico (per la scelta del terreno, v. anfiteatro).
L'arena poteva essere costituita totalmente o in parte da un tavolato in legno, poggiato su muri sottostanti, o su pareti di roccia verticali; altre volte era tagliata nel vivo di un fondo roccioso, oppure sostenuta da vòlte e costruita in pietra. Ambienti sotterranei si trovano spesso sotto l'arena dell'anfiteatro, non sotto quella del circo; essi servivano come magazzini dei macchinarî, necessarî per gli spettacoli, e come luogo di custodia delle bestie e dei condannati a morte. L'intricato dedalo di corridoi sotterranei che si vede tuttora nel centro del Colosseo è dovuto in massima parte a un rifacimento tardo dell'arena (v. colosseo). In alcuni anfiteatri le belve potevano apparire improvvisamente all'aperto, per mezzo di ascensori in legno: per questi pozzi di comunicazione fra l'arena e gli ambienti sotterranei, si distingue in special modo l'anfiteatro di Pozzuoli.
Nel Medioevo il nome arena fu molto usato per esprimere le rovine degli antichi anfiteatri romani, specialmente nei paesi latini. In fonti medievali francesi si parla di Arenae Petrocoricenses, Remenses, Parisienses, Arènes de Bourges; ma non si deve credere che il nome di arena, ricorrente in documenti dell'età di mezzo, possa documentare sempre e con sicurezza l'esistenza di ruderi di veri e proprî anfiteatri romani. In Spagna il nome vive ancora per designare gli edifizî destinati alle corride di tori. In Italia, l'anfiteatro di Verona è chiamato arena in carte del Medioevo: nome che tuttora gli rimane. Così furono detti arene anche altri anfiteatri, fra cui quelli di Pola, di Aquileia, e di Padova: in quest'ultimo sorse nel 1306 la chiesetta S.tae Mariae de charitate de arena celebre per le pitture murali di Giotto.
Bibl.: V. la bibliografia della voce anfiteatro. Cfr. inoltre E. Pollak, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, Stoccarda 1896, col. 638 segg.