ardire
Il verbo ha sempre il senso di " osare ", " tentare con audacia alcunché "; è costruito sia transitivamente, con l'oggetto espresso, come in If XXX 14 la fortuna volse in basso / l'altezza de' Troian che tutto ardiva; sia con l'infinito (preceduto o no da ‛ di ' o ‛ a '), in Vn XVIII 9 non ardia di cominciare, XXVI 1 E quando ella [Beatrice] fosse presso d'alcuno, tanta onestade giungea nel cuore di quello, che non ardia di levare li occhi, XXVI 5 4 li occhi no l'ardiscon di guardare; in Pd XXXI 137 e s'io avessi in dir tanta divizia / quanta ad imaginar, non ardirei / lo minimo tentar di sua delizia [della bellezza paradisiaca della Vergine]; in Rime CII 64 io ardisco a far; in Cv IV XIX 6 da dovvero ardisco a dire che la nobilitade umana ... quella de l'angelo soperchia. Con costrutto assoluto in Rime dubbie XX 10 l'un meco ardisce. V. ARDITO.
Sostantivato, il verbo ha sempre il significato di " sicurezza di sé ", " prontezza nell'azione ", in Vn XIX 5 7 s'io allora non perdessi ardire, / farei parlando innamorar la gente; XII 11 7 Tu vai, ballata, sì cortesemente, / che sanza compagnia / dovresti avere in tutte parti ardire; in Rime LXIX 7 e i' ebbi tanto ardir, ch'in la sua cera / guarda ', [e vidi] un angiol figurato; e, con maggior forza, per " audacia " e " coraggio ", in CVI 1 Doglia mi reca ne lo core ardire (citato anche in VE II II 9); in If II 123 perché ardire e franchezza non hai...? (la medesima coppia di sostantivi in La battaglia di Montaperto e nelle Prediche di Fra Giordano da Pisa; cfr. F. Mazzoni, Saggio di un nuovo commento alla D.C., Firenze 1967, 306), II 131 tanto buono ardire al cor mi corse, e Pg XVIII 9 di parlare ardir mi porse.