TROTTI, Ardingo
TROTTI, Ardingo. – Nacque a Cassine, un borgo di un certo rilievo in provincia di Alessandria, il 20 giugno 1797 da Galeazzo Giuseppe Fedele e da Maria Angela Gabriella dei conti Maggiolini Scarampi, signori di Mombercelli e Belvedere.
Anche i Trotti di Cassine vantavano uno status nobiliare, riconosciuto alla famiglia soltanto nel 1824, sebbene già nel 1818, quando Ardingo fu promosso a capitano dei carabinieri reali, Vittorio Emanuele I gli avesse attribuito il titolo di conte (sul punto si rimanda al decreto riprodotto in I Reali Carabinieri, 2014, p. 25).
Alla nascita fu battezzato Giambattista Luigi Ardingo, ma nelle fonti figura di regola come Ardingo. Il padre ripropose in parte il prenome di colui che era stato celebrato quale ‘il Marte d’Insubria’, il conte Gian Galeazzo, un condottiero del Seicento. Quanto al nome Ardingo, si rifaceva a quello di un Trotti che intorno alla metà del Duecento era stato arcivescovo di Firenze. Quel che è certo è che Galeazzo decise che tre dei suoi figli avrebbero intrapreso la carriera militare, la strada praticata dagli aristocratici e dagli aspiranti aristocratici. Nel giugno del 1812, quando il Piemonte era ancora parte dell’Impero napoleonico, Ardingo, che era il maggiore dei tre, fu inviato a frequentare la Scuola speciale della marina francese di Tolone. Fu una sorta di falsa partenza in divisa: nell’aprile del 1814 l’impero crollò e venne congedato. Fece così ritorno in Piemonte, dove la gendarmeria francese fu sostituita da Vittorio Emanuele I con un nuovo corpo, i reali carabinieri, di cui entrò a far parte. Il 30 agosto 1814, in seguito alla sua nomina a sottotenente, fu compreso tra i primi ventisette ufficiali della nuova arma. Il 16 marzo 1815, dopo neppure sette mesi, fu promosso luogotenente. Il 6 luglio di tre anni dopo a capitano. Nel 1819 Ardingo ottenne la croce di cavaliere di Giustizia dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (a conferma del suo status borghese, nonostante il conferimento del titolo di conte ricevuto l’anno precedente), una distinzione che fu concessa nello stesso anno anche al padre. Se si tiene conto del fatto che nel 1816 il fratello minore Enrico (nato nel 1802) era stato ammesso a frequentare la ricostituita Accademia militare di Torino (nel 1819 diverrà sottotenente soprannumerario dei Cacciatori di Nizza) si deve riconoscere che gli ‘investimenti’ dei figli di Galeazzo nella carriera delle armi stavano dando frutti quanto mai promettenti. A differenza di quella di Enrico (che sul finire del 1821 divenne sottotenente effettivo, nel 1823 approdò al corpo dei carabinieri e nel 1824 fu promosso luogotenente per raggiungere poi il grado di colonnello) e di quella dell’altro fratello minore Emanuele (a otto anni, nel 1824, allievo dell’Accademia militare – sarebbe poi morto in un incendio nel 1861 da tenente colonnello) le cui carriere a quanto risulta non subirono alcun contraccolpo, i moti del 1821 rischiarono invece di compromettere quella di Ardingo, che nel settembre fu temporaneamente sospeso dal grado di capitano per «i discorsi rivoluzionari [tenuti] a Nizza», dove era di guarnigione (come recita la Decisione confidenziale della commissione militare d’inchiesta del 26 settembre 1821 riportata in Marsengo - Parlato, 1986, II, p. 256).
Il grado di capitano gli fu restituito dopo un paio d’anni di purgatorio, sia pure di cavalleria e in quanto «Uffizial[e] a disposizione del Governatore» (Giuseppe Maria Gabriele Galateri di Genola, un reazionario a ventiquattro carati) in un primo tempo al governo della divisione di Cuneo e nel 1824 della divisione di Alessandria. Ardingo finì di scontare la sua ‘pena’ nel febbraio del 1826, quando venne trasferito ai Cacciatori d’Aosta: di lì in avanti la sua carriera sarebbe continuata nei corpi di fanteria.
Nel gennaio del 1831 fu promosso maggiore provinciale in servizio continuativo nella brigata Regina. L’avvento al trono di Carlo Alberto ebbe certamente una ricaduta positiva sui suoi avanzamenti: nel gennaio del 1832 divenne maggiore d’ordinanza nel 1° reggimento della medesima brigata, e nell’agosto di quello stesso anno fu promosso tenente colonnello nel 2° reggimento della Acqui. Nel maggio del 1837 fu trasferito alla brigata Casale in quanto colonnello comandante il 2° reggimento. Nel novembre del 1845 fu promosso maggior generale e collocato alla testa della brigata Regina, con la quale prese parte alla prima guerra d’indipendenza.
Nel marzo del 1848 una colonna di cui faceva parte precedette il grosso dell’esercito piemontese, che doveva avanzare in Lombardia per combattere gli austriaci. Il 26 marzo occupò Pavia e due giorni dopo Lodi. Trotti avrebbe voluto approfittare della situazione allo scopo di contrastare la ritirata di Josef Radetzky verso Verona, ma l’abulico stato maggiore di Carlo Alberto non seppe approfittare dell’opportunità, e bloccò la sua avanzata. La brigata Regina fu impegnata, in posizioni di seconda linea, anche a Goito (9 aprile) e a Pastrengo (30 aprile). Il 18 luglio andò all’attacco di Governolo, che due giorni prima era stato occupato dagli austriaci, costringendoli alla ritirata. La vittoria fu premiata con una medaglia d’oro al valor militare. Anche nel corso della battaglia di Custoza (nei combattimenti del 23-25 luglio sul monte Gizzolo presso Volta Mantovana) Trotti si distinse, guadagnandosi una menzione onorevole. Come avrebbe riassunto il 24 ottobre la commissione militare d’indagine sulla guerra del 1848, Trotti si rivelò una «mente ordinata e lucida, valoroso, fermo apprezzatore e mantenitore della istruzione e della disciplina, in nessun rischio, in nessun disastro ebbe mai a titubare» (Gay, 1915, p. 12 nota 1), tutte caratteristiche che spiegano anche il fatto che durante la ritirata verso il Piemonte venne scelto quale comandante ad interim della 1ª divisione al posto di Claudio Seyssel d’Aix di Sommariva, e che lo stesso re lo elogiasse quale «mantenitore di severa disciplina quanto valoroso in battaglia» (Carlo Alberto - Promis, 1850, p. 110).
Ardingo prese parte anche alla campagna del 1849, ma con minore fortuna. La brigata Regina ebbe infatti a soffrire pesanti perdite nella battaglia di Mortara del 21 marzo e non poté dare un contributo significativo alla successiva battaglia di Novara. Nonostante questa battuta d’arresto, la sua carriera, che poté beneficiare anche dell’epurazione di generali incapaci di tenere il passo di una guerra che aveva ormai assunto un carattere risorgimentale, proseguì di slancio. L’11 giugno fu promosso luogotenente generale, destinato a comandare la 4ª divisione. Dopo che fu stipulata la pace tra il Regno di Sardegna e l’Impero asburgico, venne chiamato a ricoprire l’incarico di ispettore generale dell’esercito.
Nel frattempo Trotti era entrato nella vita politica. Nelle elezioni per il Parlamento subalpino tenute il 15 e 22 luglio del 1849 sconfisse in ballottaggio il conte Alfonso Mathis-Ghilini di Alessandria come deputato per il collegio di Bosco (Marengo), che comprendeva anche Cassine. Mentre nella III legislatura, che si concluse nel novembre di quell’anno, non ebbe alcuna incidenza sui lavori parlamentari, nella IV, alla quale fu ammesso il 9 dicembre dopo aver riconquistato al primo turno il seggio di Bosco, Trotti intervenne su questioni quasi tutte relative alle forze armate (fu, tra l’altro, membro di commissioni incaricate di esaminare leggi concernenti la variazione del personale nel Consiglio superiore d’ammiragliato e le pensioni e giubilazioni militari). Riguardo alle pensioni prese una posizione diversa da quella della maggioranza dei colleghi della commissione, a suo avviso inclini a favorire le Armi speciali, vale a dire artiglieria, genio, stato maggiore e carabinieri, e si preoccupò di garantire alle Armi comuni, in particolar modo alla fanteria, una carriera soddisfacente (il suo intervento si tradusse nella modifica di un articolo approvata dall’Assemblea nella tornata del 21 marzo 1850, in Atti del Parlamento subalpino, sessione del 1850, 1864, pp. 1126 s.).
Nel dicembre del 1850 fu nominato comandante generale della divisione di Savoia, un impegno che lo costrinse a disertare parecchie sedute parlamentari e infine nel novembre del 1851 a dimettersi dall’incarico, allegando «la grande difficoltà di conciliare i doveri della sua attuale carica con quelli di deputato» (ibid., p. 3130).
Nel marzo del 1855 divenne comandante generale della divisione di Alessandria, ma, avendo il regno di Sardegna deciso d’intervenire nella guerra di Crimea al fianco di francesi, inglesi e turchi, gli fu affidato il compito di sostituire Alessandro La Marmora, che era morto di colera, quale comandante della 2ª divisione. Il 16 agosto 1855 prese parte alla battaglia della Cernaia, dove ebbe modo di distinguersi, meritandosi la Croce di commendatore di prima classe dell’Ordine militare di Savoia. La sua partecipazione alla guerra d’Oriente fu premiata anche dalle potenze alleate con la Legion d’onore (Francia) e l’Ordine del bagno (Inghilterra). Ritornato in patria, Trotti riprese il comando della divisione di Alessandria, ma l’8 marzo 1857 lasciò il servizio attivo. Il re lo ricompensò con la nomina a cavaliere di gran croce dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Morì celibe a Torino l’11 aprile 1877.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Registro matricole ufficiali Carabinieri Reali, cc. 20 e 88, Ruoli Ufficiali, c. 552; A. Manno, Il patriziato subalpino, XVII, c. 292. Si veda inoltre Elenco militare anno 1818, Torino [1817]; Calendario generale pe’ regii Stati, Torino [1824-1857]; G. Casalis, Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, IV, Torino 1837, pp. 48-52, X, 1842, pp. 464-466; [Carlo Alberto e C. Promis], Memorie ed osservazioni sulla guerra dell’indipendenza d’Italia nel 1848-49 raccolte da un ufficiale piemontese, Torino 1850, pp. 23, 26, 32, 43, 49, 110, 156, 256, 334, 336, 346, 431 e 472; F.A. Pinelli, Storia militare del Piemonte in continuazione di quella del Saluzzo, III, Torino 1855, pp. 207, 255, 544, 548, 642 s., 863, 866, 869, 871; Atti del Parlamento subalpino: sessione del 1850 e sessione del 1851, raccolti da G. Galletti e P. Trompeo, II, Torino 1864, V, Firenze 1866; C. Manfredi, La spedizione sarda in Crimea nel 1855-56, Roma 1896; T. Sarti, Il Parlamento subalipino e nazionale, Roma 1896, p. 934; C. Fabris, Gli avvenimenti militari del 1848 e 1849, I-II, Torino 1898, pp. 12, 224 s., 289, 368 s., 377 s., 430 s., 440, 449; C.C. Benzi, A. T. luogotenente generale del corpo di spedizione in Crimea comandante la 2ªdivisione vincitrice della battaglia alla Cernaia nel giorno 16 agosto 1855, Roma 1908; H.N. Gay, Difficoltà, glorie ed errori della campagna del 1848. Da lettere inedite del generale [A.] Franzini, in Nuova Antologia, CLXXIX (1915), pp. 3-29; E. Piglione, T. A., in Dizionario del Risorgimento nazionale, IV, Roma 1937, p. 486; Le Medaglie d’oro al Valore Militare dal 1848 al 1870, a cura di G. Carolei - G. Greganti, Roma 1950, p. 42; P. Pieri, Storia militare del Risorgimento. Guerre e insurrezioni, Torino 1962, pp. 200, 255, 259, 267, 296, 300, 587; G. Marsengo - G. Parlato, Dizionario dei piemontesi compromessi nei moti del 1821, II, Torino 1986, p. 256; Dizionario biografico dell’armata sarda seimila biografie (1799-1821), a cura di V. Ilari et al., Invorio 2008, p. 500; S. Arditi, I fratelli Ardingo ed Emanuele T. di Cassine ed altri combattenti per l’indipendenza nazionale, in Rivista di storia, arte e archeologia per le provincia di Alessandria e Asti, I (2011), p. 219-234; Due eroi cassinesi i fratelli T., in L’Ancora, IX (2011), p. 31; I Reali Carabinieri nella Storia d’Italia. Uniformi, cimeli, immagini dell’Arma Benemerita nel Bicentenario della Fondazione (catal.), Torino 2014, pp. 24 s.