ARDALĀN o Ardilān (A. T., 92)
In senso lato corrisponde a tutto il territorio detto anche Kurdistān persiano, compreso fra l'Azerbaigian a nord, il Khamse e lo Hamadān ad est, il Lūristān a sud e l'‛Irāq a occidente. La regione, estesa circa 64.700 kmq., è costituita a una serie di rilievi pressoché paralleli, allineati da NO. a SE. ed incisi dalle valli degli affluenti di sinistra del medio Tigri, eccetto che nella parte settentrionale, tributaria del Caspio attraverso il Qizil Uzun. Questi rilievi, che si trovano indicati di solito sotto l'appellativo greco di Zagros (v.), salgono a gradini dall'‛Irāq verso l'altipiano iranico, dove attingono le massime elevazioni, sì da assumere un'inclinazione generale da NE. verso SO. Il loro allineamento è troncato longitudinalmente da profonde forre, attraverso le quali i corsi d'acqua s'aprono il cammino verso il Tigri. La regione, elevata in media oltre 1500-2000 m., ha verso S. un confine fisico nel Qarah Sū, detto più a valle Saimarrech Rūd e Karkhā, il quale la divide dal Lūristān.
In senso più ristretto si esclude dall'Ardalān la parte meridionale, che prende nome dal capoluogo Kirmānshāh, e la regione di SE., detta Camābādān; zone queste, le quali, meglio e più che l'Ardalān vero e proprio, dovettero e debbono la loro importanza alla relativa facilità con cui le valli trasversali mettono in comunicazione le alte terre dell'Irān con la via fluviale al Golfo Persico.
Gli uni e gli altri sono territorî aspri, a clima continentale, assai rigido d'inverno, con scarsa possibilità di colture redditizie, ma con diffuse superficie boschive, prevalentemente a conifere.
La popolazione è in grande maggioranza costituita da Curdi, il cui nome rimase al paese durante tutto il Medioevo. Nomadi o semi-nomadi, vanno però perdendo, almeno in parte, le originarie abitudini e fissandosi al suolo. I prodotti principali sono ancora quelli della pastorizia e di un'agricoltura estensiva.
Con Kirmānshāh (v.), Siḥnā è l'unico centro abitato di qualche importanza (10.000 abitanti), ma a mala pena può dirsi città, nonostante la sua origine recente. È sede di un valī o capo curdo, cui obbedisce di fatto la più parte del paese, dove l'autorità del ġoverno persiano è poco più che nominale.