ARCTINO di Mileto ('Αρκῖνος ὀ Μιλήσιος, Arctinus Milesius)
Poeta ciclico la cui fioritura vien messa dalla tradizione al tempo delle prime olimpiadi. Parecchie fonti antiche (Proclo negli estratti di Fozio, la Tavola Iliaca, Eusebio) gli attribuiscono un poema in cinque libri, intitolato Etiopide, ed altre (lo stesso Proclo, Eusebio e uno scolio all'Iliade) anche un altro poemetto in due libri Presa d'Ilio. In un passo d'Ateneo gli si assegna ancora, ma con molta esitazione, una Titanomachia. Non mancano però buone fonti antiche, le quali ricordano, senza nome alcuno di autore, codesti poemi sicché la figura d'Arctino rimane assai evanescente. L'Etiopide narrava anzitutto della venuta delle Amazzoni sotto Pentesilea, in aiuto di Priamo, e del loro sterminio da parte di Achille e di Aiace, poi della venuta di Memnone, figlio di Titone e di Eos, con un esercito di Etiopi: anche Memnone finiva abbattuto da Achille. Venivano poi l'uccisione del Pelide per opera di Paride e d'Apollo, i funerali dell'eroe e la contesa per le armi di lui. L'altro poemetto narrava lo stratagemma del cavallo d'Epeo e la presa e il sacco della città.
Bibl.: Cfr. l'art. di Bethe, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. klass. Altertumsw., II, col. 1172, e Christ-Schmid-Stählin, Geschichte der griech. Literatur, I, 6ª ed., Monaco 1912, pp. 97-98.