ADALBERONE, arcivescovo di Reims
Appartenne a potente famiglia feudale renana: figlio di Gozlino, conte, fratello di Goffredo, conte nel Hainaut, nel Lussemburgo, a Verdun. Salito nel 969 alla cattedra episcopale di Reims, attese energicamente, nell'àmbito della sua diocesi, ad una riforma morale della Chiesa, riorganizzando i vecchi nuclei dei canonici, spesso sostituendo ai canonici i monaci, combattendo in numerosi sinodi diocesani il lusso e la depravazione ecclesiastica. Ma volle anche procurar forza alla sua sede vescovile: lottò quindi contro la feudalità locale, ed ai monasteri da lui fondati assegnò ampie porzioni del suo stesso patrimonio. Nel 971 fu a Roma per chiedere a papa Giovanni XIII le bolle di approvazione delle sue riforme. Tale attività mise presto in evidenza l'energico vescovo, appoggiato del resto dal fratello e dai familiari. Sebbene nel 976 ricevesse a Reims il re Lotario e nel 979 consacrasse Ludovico V, associato dal padre nel trono, A. subì l'influsso della tradizione imperiale, risorgente nella politica ottoniana. Lo spingeva da questa parte l'amico Gerberto di Aurillac, venuto, nel 972, da Roma a Reims e rimasto sino al 982 a capo della scuola capitolare. Anche il parentado di A. resisteva alle aspirazioni francesi sui paesi renani, favorendo, contro re Lotario, il duca di Parigi, Ugo Capeto. Nel 985, per troncare l'opposizione, Lotario assalì Verdun e fece prigioniero il conte Goffredo; il vescovo di Reims dovette comparire alla dieta di Compiègne a discolparsi. Ne scrisse la difesa Gerberto, ma la dieta si sciolse per la comparsa di Ugo Capeto. Morto Lotario (2 marzo 986), Ludovico V osò assediare Reims. Ma venuto a mancare anch'esso, A. diventò l'arbitro del regno, ottenendo dai feudatarî il riconoscimento di Ugo Capeto come re (dieta di Noyon, 1° giugno 987) e incoronandolo il 1° luglio di quell'anno. Quando il re Ugo dimostrò di volersi liberare della protezione di A., questi riprese i rapporti con il fratello di re Lotario, Carlo di Lorena, già da lui respinto dal trono, e si atteggiò ad arbitro fra i due nemici. Morì il 23 gennaio 989.
Bibl.: Di A. si conservano 41 lettere e la Introductio monachorum in monasterium Mosomense. Per le edizioni, Bouquet, Recueil des historiens de la France, IX, col. 299; Patrologia latina, CXXXVII, coll. 505-530; F. Lot, in Bibliothèque de l'École des Chartes, L, Parigi 1891; le vicende della vita in F. Lot, Les derniers Carolingiens, Parigi 1891, e C. Pfister, Études sur le règne de Robert le Pieux, Parigi 1885; M. Manitius, Geschichte der lateinische Literatur des Mittelalters, II, Monaco 1923, pp. 211 segg., 220-222, 733 segg., ecc.