ARCHIVOLTO (lat. arcus volutus "vòlto ad arco")
La costruzione d'un arco si rivela, sulla fronte della parete nel quale esso è ricavato, col porre in evidenza i materiali che lo costituiscono, e con l'accentuare le linee dell'arco stesso mediante fasce, cornici, modanature, ornamentazioni in rilievo, volgentisi concentricamente alla linea d'intradosso dell'arco: l'elemento architettonico che ne consegue si denomina archivolto. Quanto alla forma geometrica, esso s'identifica quindi con l'arco stesso, e quanto agli aspetti che derivano dai procedimenti strutturali, esso ne segue l'evoluzione costruttiva e decorativa (v. arco).
Nel caso d'un arco costruito in pietra da taglio, l'archivolto assume il suo aspetto più semplice, dalla disposizione dei conci che lo costituiscono (fig.1); nella costruzione in laterizio, l'archivolto può essere determinato dai diversi modi di disporre i mattoni nell'arco, secondo le regole costruttive, con aspetti diversi derivanti dai modi decorativi della loro disposizione (fig. 2).
Le forme dell'archivolto si legano agli stili d'architettura basati sul concetto dell'arco, quali l'etrusco, il romano e i più antichi orientali mesopotamici e persiani, caratterizzati dall'uso del laterizio.
Le strutture degli archivolti a duplice e triplice anello (fig. 3) dànno luogo, nell'architettura etrusca, a quelle forme nelle quali l'archivolto è disegnato sulla linea estradossale da un fascione di conci tagliati in lunghezza come nell'Arco di Giove a Fàlleri (fig. 4 a), fascione che si modella anche di una cornice a guscio o a gola come nella Porta Marzia e nella Porta Augusta a Perugia (4 b).
L'architettura dei Romani adotta la forma estradossata della fig. 1 nelle grandi costruzioni, ad arcate, di carattere utilitario (ponti, acquedotti), ottenendo l'effetto plastico con la varietà della superficie rustica, o dal modo di disporre le giunture dei conci come ad esempio nelle arcate di sostegno in Albano (fig. 5). Nel teatro di Marcello, nell'anfiteatro di Verona, nei ponti di Rimini, di Narni, nel Ponte Fabrizio a Roma, nella porta d'Augusto a Nîmes, gli archivolti sono così, estradossati, privi di ogni rilievo di cornici.
Ma il tipo classico dell'archivolto è quello costituito da una fascia in rilievo modanata degli stessi elementi dell'architrave (fig. 6).
Si dà anche il caso di archivolti che si curvano in modo più o meno completo o alterano tutti gli elementi di una trabeazione o di una cornice architravata: tale è il caso dell'archivolto dell'arco d'Augusto in Aosta: e più tardi, in forme complesse e ricche di ornamentazione, in quegli archivolti di monumenti dell'Asia Minore, della Siria, della Dalmazia, nei quali tutta la trabeazione si volge a formare arco e archivolto: esempî si hanno a Spalato nel peristilio del palazzo di Diocleziano, nell'archivolto dell'arco trionfale che chiude il grande colonnato di Palmira, nei propilei di Damasco.
Costruttivamente le cornici dell'archivolto sono ricavate nei varî conci ad anello costituenti l'arco che in tal caso si dice estradossato (fig. 7 a), ma è anche frequente nell'architettura romana il sistema di scolpirle, rilevandole dai conci pentagoni che formano, con diverso procedimento, l'arco (fig. 7 b). Si ha anche, nel teatro d'Orange, il caso di archivolti posti in evidenza col rilevarli nei conci disposti a filari orizzontali, indipendentemente pertanto da ogni ragione costruttiva, ma con funzione solamente decorativa (fig. 8).
Quanto alle proporzioni degli archivolti e al loro aspetto decorativo, essi seguono e si armonizzano con le varietà stilistiche relative a epoche e a caratteri regionali proprî dei monumenti cui appartengono. Si rileva che il rapporto tra la larghezza dell'archivolto e l'apertura dell'arco diminuisce con l'aumentare dell'ampiezza assoluta dell'arco; si ha inoltre una Iegge estetica per cui "un'apertura determinata, fissata sopra una proporzione conveniente, deve essere aumentata o diminuita leggermente secondo che si voglia produrre un'impressione di forza o di leggerezza" (Cloquet).
Il Cloquet (Traité d'architecture, Parigi 1911), crede di poter dare sull'esperienza dei maggiori artisti le seguenti proporzioni:
I trattatisti del Rinascimento si studiarono di dare all'archivolto una larghezza stabile, e vollero fissarla in un modulo.
Decorativamente, dai più semplici archivolti appena ornati degl'intagli proprî delle membrature dell'architrave (ovoli, palmette, dentelli, fusarole) ed eccezionalmente arricchiti anche d'ornato nelle fasce dell'archivolto, come nell'arco dei Giulî a St. Remy, e nell'arco d'Orange, si ha tutta una serie di motivi ornamentali nella fastosa e ricca architettura dell'Oriente asiatico. Dall'età romana tali forme decorative passano negli archi dei monumenti di epoca cristiana specialmente siriaci: larghi archivolti tagliati di minute modanature (fig. 9), forme complicate di trafori e archetti (fig. 10), nei quali riconosciamo anche la ricchezza ornamentale di archivolti persiani (fig. 11).
Nelle architetture del Medioevo il tipo dell'archivolto vero e proprio è raro. Si hanno archi estradossati, o ghiere semplici o multiple, ma racchiuse nella muratura ovvero rientranti in essa, quasi mai sporgenti e profilate; pure non mancano esempî interessanti di accentuazione decorativa, alcuni dei quali sono riprodotti nelle figure di questa voce. Invece i procedimenti antichi per formare l'archivolto sono ripresi dagli architetti del Rinascimento: nel Quattrocento l'archivolto, continuando un simile sistema medievale di tagliare l'arco, avrà la linea d'estradosso non parallela a quella d'intradosso ma tracciata con centro spostato rispetto a quello dell'arco interno. I procedimenti d'incorniciatura e l'effetto dei materiali, tagliati con maggior varietà di bugnati, sono però gli stessi di quelli classici.
Nelle architetture che si basano sull'uso del laterizio, gli archivolti che delineano gli archi sono composti in modi simili a quelli esposti: l'estradosso dell'arco è contornato da uno o più filari di mattoni disposti per lunghezza, formanti risalto, e questi, talvolta alternati con chiaroscuri di mattoni, sono tagliati a guisa di dentello. Le architetture del tardo Impero e via via tutti gli sviluppi di architetture laterizie che si formano dal sec. IV in poi attraverso la varietà stilistica dell'arte bizantina e romanica, ci dànno una serie d'ingegnose trovate decorative, relative agli archivolti. (Esempio nella fig. 13).
Oltre a questi modi d'indicare l'archivolto come espressione organica della struttura, l'architettura ha usato anche rivelare con rivestimenti decorativi esteriori l'interna ossatura: di questo mezzo si giovò già l'arte assiro-caldea, tracciando con rivestimenti di smalti ornati di viva policromia le linee estradossali delle arcate, come nelle porte di Khorsābād (fig. 14), e se ne giovarono anche l'arte latina, quella bizantina e in ultimo i cosmateschi col placcare di marmi disposti a disegno o intarsiati le interne ossature.
L'architettura quattrocentesca nelle regioni ricche di argilla, e quindi caratterizzate dalle costruzioni in laterizio, risolve la decorazione degli archivolti applicando terrecotte ornamentali: tutta l'architettura quattrocentesca e cinquecentesca della Lombardia, del Veneto e dell'Emilia, offre una serie di esempî di questo modo di arricchire l'espressione costruttiva dell'arco (fig. 15).
v. architrave.