ARCHIEREUS (ἀρχιερεύς)
Titolo concesso sia all'arcisacerdote d'un tempio o d'un santuario, sia al sommo sacerdote d'una città o di un'intiera provincia; all'epoca di Cesare e talora dei Claudî serve anche a tradurre il latino pontifex maximus, che più tardi viene tradotto ἀρχιερεὺς μέγιστος. Il titolo compare in età ellenistica nei territorî dei diadochi; troviamo allora qualche "archiereus del tal re o della tale regina" (nella regione dei Seleucidi), o qualche "archiereus di..." (p. es. "archiereus dell'isola" a Cipro), o anche "archiereus della tale divinità".
Sotto l'impero romano questo titolo è legato al culto della famiglia imperiale, ed è dato al sommo sacerdote di ogni provincia imperiale; per l'archiereus dell'Asia (ἀρχιερεύς 'Ασίας), p. es., ci è stato tramandato dal retore Aristide tutto il modo dell'elezione: gl'inviati delle varie città di Asia, in una delle sedute generali del concilio della provincia, proponevano diversi nomi, di cui era eletto un certo numero che raccoglieva la maggior quantità di voti; il primo era l'archiereus di Asia, gli altri erano pure ἀρχιερεῖς 'Ασίας, ma delegati al sacerdozio dei varî templi dedicati al culto imperiale nelle varie città; la nomina naturalmente era sottoposta all'approvazione del proconsole. Anche durante l'Impero tuttavia continuarono a esistere ἀρχιερεῖς di varie località e di varî sodalizî religiosi minori nell'interno delle singole provincie. Il titolo di ἀρχιέρεια poteva essere conferito sia alla moglie dell'archiereus, sia a una donna che disimpegnasse le funzioni di questa carica.
Bibl.: E. De Ruggiero, in Dizionario epigrafico, I, p. 728 segg.; Brandis, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II, col. 471 segg. V. anche asiarca.