ARCHELAO di Mileto (o, più probabilmente, d'Atene)
Filosofo vissuto tra il sec. V e il IV a. C., scolaro di Anassagora e autore di uno scritto di filosofia naturale di cui ci è rimasto soltanto un breve frammento. Egli seguiva sostanzialmente le dottrine del maestro, ma concepiva il caos originario degli elementi, non ancor dominato dal νοῦς (l'"intelletto"), come identico all'aria, e considerava il νοῦς stesso non separato ma commisto a questa sostanza primordiale, che si sarebbe avviata verso la distinzione e l'ordine mediante un processo di rarefazione e condensazione simile a quello col quale già Anassimene aveva cercato di dedurre il cosmo dall'elemento aeriforme originario. Il suo avvicinamento al più antico ilozoismo ionico si determina quindi anche più esattamente in una stretta somiglianza alla concezione di Diogene d'Apollonia. Secondo la tradizione, sarebbe stato anche maestro di Socrate, e si sarebbe occupato di problemi dì etica, sostenendo, fra l'altro, la tesi che il diritto non abbia origine naturale (ϕύσει) ma convenzionale (νόμῳ): tesi che invece, verosimilmente, non sorge che col movimento sofistico.
Bibl.: H. Diels, Die Fragmente der Vorsokratiker, 4ª ed., Berlino 1922, I; E. Zeller, Die Philos. d. Griechen, 3ª ed., I, pp. 844-50; E. Wellmann, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., II, col. 454.