ARCHELAO di Erode
Figlio maggiore di Erode e di Maltace, nacque intorno al 23 a. C. Fu dapprima diseredato dal padre, ma, in seguito, da lui designato quale suo successore nel governo della Giudea. Morto il padre, assunse il governo, sedò crudelmente una rivolta, e si recò a Roma, dove già era stato da giovane in educazione, per ottenere il titolo regio. Avversato da varie parti e sostenuto da Nicolò Damasceno, ebbe da Augusto il governo della Giudea, Idumea e Samaria, col titolo di etnarca, e la promessa del titolo di re, se in seguito se ne fosse reso degno. Durante la sua assenza scoppiò in Giudea una rivolta contro i Romani, che fu sedata dal procuratore Sabino e dal proconsole Varo. Archelao fu inviso tanto ai Giudei e ai Samaritani quanto ai Romani; sposò la cognata Glafira, vietatagli dalla legge ebraica; si atteggiò a sovrano indipendente e coniò moneta. Amante del fasto, riedificò il palazzo di Gerico, e fondò, nelle vicinanze di questa, una città da lui detta Archelaide. Accusato dai sudditi, fu (6 d. C.) chiamato a Roma da Augusto, processato e deportato a Vienna nelle Gallie, dove morì prima del 18. Non pare abbia lasciato figli.
Bibl.: Schürer, Gesch. d. jüd. Volkes, 3ª-4ª ed., Lipsia 1901, I, pp. 449-453; Otto, art. Herodes Archealos, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., Suppl. 2, 1913, coll. 191-200; J. Gutmann, in Encycl. Judaica, III, col. 210 segg.