ARCHANES
Località nell'isola di Creta, 15 km a SE di Iraklion, nella provincia di Temenos del nomos di Iraklion.
Il nome di A. è menzionato per la prima volta in una iscrizione del V sec. a.C. rinvenuta ad Argo. Negli ultimi venticinque anni gli scavi della Società Archeologica di Atene, sotto la direzione di Iannis ed Efi Sakellarakis, hanno portato alla luce importanti costruzioni e altri ritrovamenti, testimonianti l'esistenza ad Α., in età minoica, di un centro palaziale di rilievo, non inferiore a quelli di Cnosso e Festo.
Nel corso degli scavi sono stati scoperti, nel quartiere Turkoghitonià, una parte del palazzo e dell'abitato circostante, sulla collina Fournì una vasta necropoli e nella località Anemòspilia un tempio minoico.
Le più antiche testimonianze della zona risalgono al periodo neolitico: resti di tale epoca si sono trovati nella grotta di Stravomitis ai piedi del monte Iuktas. Da allora A. è stata ininterrottamente abitata fino ai giorni nostri. Già all'Antico Minoico appartengono molte costruzioni della necropoli di Fournì, in cui sono stati rinvenuti oggetti importati dall'Oriente e dall'Egitto e soprattutto dalle Cicladi, ma provenienti prevalentemente dall'abitato.
Nel Medio Minoico si costruisce il primo palazzo di Α., i cui resti sono stati individuati sotto quello più recente. Nello stesso periodo si organizza la vita dell'abitato e comincia a funzionare l'importante santuario sulla vetta dello Iuktas, in località Psilì Korfì. Verso la fine dell'età mediominoica si costruisce nella parte Ν dello Iuktas, in località Anemòspilia, il tempio minoico, che fu distrutto dal terremoto che rase al suolo anche i primi palazzi cretesi.
Nell'epoca successiva del Tardo Bronzo (ossia nel Tardo Minoico), si costruisce ad A. un nuovo palazzo, si estende l'abitato, continua il culto sulla Psilì Korfì del monte Iuktas e l'uso delle necropoli di Fournì. Alcune tombe a thòlos di Fournì dimostrano che A. continua a essere un importante centro palaziale anche dopo l'arrivo dei Micenei a Creta. La zona di A. seguita a essere abitata durante il periodo subminoico e in età protogeometrica, come testimonia un singolare tempietto fittile della Collezione Giamalakis nel Museo di Iraklion e poi in età classica, romana e bizantina. Del periodo bizantino si conservano importanti affreschi nella chiesa dell'Arcangelo Michele.
Turkoghitonià: il palazzo. - Gli scavi hanno dimostrato che il centro del potere si trovava in questa località già dal Medio Minoico. La zona è stata abitata continuativamente fino a oggi e perciò i resti antichi tornano alla luce con difficoltà e spesso in maniera frammentaria. Come è già stato notato, si è accertata l'esistenza del primo palazzo, ma soprattutto si sono individuate le rovine del secondo palazzo, appartenente al Tardo Minoico.
Il suo possente elevato di almeno tre piani ricorda spesso il palazzo di Cnosso, mentre alcuni dettagli architettonici ricordano quello di Festo. Per la sua costruzione furono usati in abbondanza tufo, pietra gessosa, marmi policromi, scisto grigio e rosso; fu decorato con affreschi miniaturistici e rilievi in stucco. Finora sono stati messi in luce parte dell'entrata con corridoi e scalinate, cortili, pozzi di luce, vani di carattere sacro, l'archivio con tavolette in Lineare A, parte dell'area teatrale e una cisterna d'acqua.
Particolarmente interessanti sono i vani sacri, uno dei quali, al secondo piano, conteneva una grande tavola monolitica, molte tavole di offerta a tre piedi di stucco dipinto e un paio di corna di consacrazione dello stesso materiale. Un altro importante ambiente sacro, sempre nel secondo piano, ma nella parte occidentale del palazzo, conteneva la base in pietra di una bipenne, un bacino e un'elaborata tavola di offerte, entrambi in pietra; dallo stesso ambiente proviene un gruppo di idoletti crisoelefantini, trovati in parte in ottimo stato di conservazione: questi reperti dimostrano il forte carattere religioso del palazzo, testimoniato anche dal ritrovamento di are pertinenti a quasi tutti i tipi noti dalla Creta minoica. All'entrata del palazzo ne sono state trovate quattro a lati curvilinei simili a quelle più tarde della Porta dei Leoni a Micene. In un recinto antistante la facciata è stata trovata una grande ara rettangolare con un solco per il deflusso dei liquidi. È accertato che il palazzo di A. fu distrutto dal terremoto nel 1450 a.C., ma il sito fu nuovamente abitato, nel periodo miceneo, come dimostra l'abbondante ceramica venuta alla luce negli scavi.
Fournì: la necropoli. - Il sepolcreto minoico sulla collina di Fournì a NO della cittadina è oggi la più importante area di scavo di A. ed è considerato generalmente come la necropoli più importante dell'Egeo preistorico. Fino ad oggi sono state scavate ventiquattro costruzioni sepolcrali tra cui tombe a thòlos, con sepolture che iniziano nell'Antico Minoico e finiscono in età subminoica e che testimoniano l'uso continuato delle necropoli per più di mille anni.
Il primo ed esteso uso della necropoli si verifica nell'Antico Minoico. La tomba a thòlos più antica (thòlos E) conteneva sepolture dell'Antico Minoico II e subito dopo la tomba a thòlos Γ sepolture dell'Antico Minoico III. Nello stesso periodo si costruirono molti edifici rettangolari, che sono stati utilizzati anche come ossarî.
I corredi tombali sono particolarmente ricchi: gioielli, oggetti preziosi, sigilli, utensili, vasi in pietra e in argilla, idoletti, ecc. Vanno soprattutto ricordati gli idoletti cicladici in marmo, che costituiscono il gruppo più numeroso noto finora a Creta, insieme a centinaia di lame di ossidiana deposte in diversi punti della necropoli che, insieme ad altri ritrovamenti, dimostrano relazioni particolarmente intense con le Cicladi.
Il culto dei morti è testimoniato dalla costruzione, agli inizî del Medio Minoico, di un unico monumento sepolcrale, la tomba a thòlos B, senza soluzione di continuità, come sepoltura e come luogo di culto di personaggi molto probabilmente reali, fino all'età micenea. La tomba a thòlos Β è formata, oltre che dalla thòlos vera e propria, da altri undici vani, da una scala di accesso a un secondo piano, da una stanza con pilastro, e nel Tardo Minoico fu decorata con affreschi.
Nel 1987 si è scavata un'altra costruzione sepolcrale con importanti sepolture e ricco corredo tombale datato al Medio Minoico.
Nel corso del Tardo Minoico continua l'uso della tomba a thòlos B. Di singolare importanza è il ritrovamento dell'unica costruzione non funeraria venuta alla luce in una necropoli preistorica; l'uso di tale edificio è dimostrato dal ritrovamento di pesi da telaio in argilla e di un torchio per uva.
L'ultima grande fioritura nella necropoli si colloca nel periodo miceneo con la costruzione di due tombe a thòlos, che contenevano sepolture singole; il personaggio seppellito con abiti intessuti in oro aveva anche un diadema aureo. Particolarmente importante era la sepoltura femminile nella stanza laterale della thòlos A con numerosi gioielli in oro, tra cui cinque anelli, vasi in bronzo, un poggiapiedi decorato con placchette d'avorio e oggetti varî. Accanto a essa, deposti in ordine, sono stati trovati i resti di due sacrifici animali tra i quali parti di un cavallo; una testa di toro era murata tra le pietre che chiudevano la porta della stanza laterale della thòlos A. Unico inoltre, per Creta, resta un recinto minoico sepolcrale trovato subito a Ν della stessa thòlos A.
Anemòspilia: tempio minoico. - Lo scavo forse più noto di A. è quello effettuato nell'anno 1979 in località Anemòspilia, dove è stato messo in luce un edificio minoico esattamente come fu distrutto dal terremoto della fine del periodo Medio Minoico. L'edificio si compone di un corridoio a Ν attraverso il quale si accede verso S in tre stanze, che ricordano i santuari tripartiti della Creta minoica.
Nella stanza centrale, su una panchina posta sul fondo, furono trovati resti di legno carbonizzati, molto probabilmente di uno xòanon cui appartenevano due piedi in argilla di grandi dimensioni, trovati nello stesso punto. Sembra che nella stanza orientale siano state fatte offerte incruente in vasi di pietra e di argilla, rinvenuti su un'ara a gradini. Nella stanza occidentale non ci sono stati ritrovamenti a eccezione degli scheletri di tre individui. Lo scheletro di una donna nell'angolo e lo scheletro di un uomo lungo il muro N, come hanno dimostrato indagini di tipo anatomo-patologico appartenevano a individui uccisi sul posto dalla caduta del tetto. Nel mezzo del vano occidentale è stato rinvenuto sopra una bassa ara lo scheletro di un giovane uomo con un coltello bronzeo da cerimonia sul petto.
L'interpretazione del sacrificio umano, fatto per placare la divinità ed evitare il terremoto che stava sopraggiungendo, è confermata da numerosi altri elementi, tra cui, ricordiamo, il ritrovamento nel corridoio, fra decine di vasi, di un unico vaso in stile Kamares, decorato con la figura in rilievo di un toro che serviva, presumibilmente, per la raccolta del sangue, come vediamo nel sarcofago di Haghia Triada (v. vol. III, p. 1078, tav. a colori).
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