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ARCESILAO

di Carlo Albizzati - Enciclopedia Italiana (1929)
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ARCESILAO ('Αρκεσίλαος; Arcesilāits)

Carlo Albizzati

Possiamo identificare almeno tre artisti greci di tal nome. Il primo, scultore, figlio d'Aristodico, è ricordato da Simonide (fr. 157) per una statua d'Artemide: visse sul principio del sec. V, forse non è altra persona dal secondo, pittore d'encausto, se pure la lettura del nome non è da mutarsi. Questi fu pittore di fama mediocre: eseguì pitture, secondo Plinio (Nat. hist., XXXV, 122), verso la fine del sec. IV al Pireo. nel tempio di Zeus e d'Atena Salvatori.

Il terzo, e più importante, fu scultore. Nativo di Cirene, amico di Lucullo, lavorò in Roma con grande fortuna. Per Giulio Cesare scolpì un simulacro di Venere Genitrice, collocato nel Foro del Dittatore prima ancora di rifinirlo; per Lucullo iuniore una statua della Felicità, pagata, se Plinio (Nat. hist., XXXV, 155) non esagera, 6 milioni di sesterzî. Anche questa fu messa in opera non ancora finita, e tale rimase perché nel frattempo il committente cadde a Filippi (42 a. C.) e morì pure l'artista. Nella galleria d'Asinio Pollione v'erano statue di centauri che portavano ninfe: questo appellativo conviene anche alle Nereidi, e potrebbe trattarsi di "centauri marini", tipo derivato da quello del tritone in periodo ellenistico. In tal caso potrebbe esserne a noi pervenuta una copia in un gruppo marmoreo del Vaticano (v. fig.). Il centauro consueto con una Menade in groppa, come appare in pitture di Pompei, non sembra riprodurre un'opera statuaria. Terenzio Varrone, che al dire di Plinio (Nat. hist., XXXVI, 33, 41) aveva celebrato la valentia dell'artista, aveva posseduto di lui una leonessa in marmo con amorini che le giocavano attorno tenendola legata, porgendole da bere e tentando di calzarle le zampe: il soggetto trova analogie in alcuni musaici. Pregiati e pagati a gran prezzo futono di A. anche i modelli in gesso: quello d'un cratere (v. toreutica) gli fu pagato un talento da un Ottavio, cavaliere romano.

Bibl.: W. Amelung, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, II, Lipsia 1908, p. 109 segg.; W. Klein, Vom antiken Rococo, 1921, p. 67 segg.

Vedi anche
Zeus (gr. Ζεύς) La divinità suprema della religione greca. Il nome, attestato già in età micenea, risale al *Dieus indoeuropeo e alla nozione di ‘luce’ contenuta nella radice (*dei- «splendore») come il vedico Dyaus e il latino Iuppiter. La figura di Z., tuttavia, non coincide con nessuna delle divinità ... Artemide Dea greca, il cui nome, di significato oscuro, appare già dal 13° sec. a.C. in documenti micenei. Alcuni tratti della sua figura, in particolare la connessione con il mondo della natura e con la caccia, portano ad accostarla al tipo di un'arcaica 'signora degli animali'. Il mito Nella mitologia classica ... ninfa Mitologia Nella mitologia classica, divinità della natura. Le N. erano venerate dai Greci antichi come geni femminili delle fonti, dei fiumi e dei laghi (Naiadi), delle foreste (Driadi o Amadriadi), dei monti (Oreadi); erano benigne verso i mortali, di cui non disdegnavano l’amore. Dai Romani le N. furono ...
Tag
  • PERIODO ELLENISTICO
  • GIULIO CESARE
  • W. AMELUNG
  • ENCAUSTO
  • SIMONIDE
Vocabolario
neoaccadèmico
neoaccademico neoaccadèmico agg. e s. m. [comp. di neo- e accademico] (pl. m. -ci). – Nel linguaggio filos., detto delle dottrine e dei seguaci della media e della nuova accademia platonica, soprattutto sotto lo scolarcato di Arcesilao...
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