ARAUJO DE AZEVEDO, Antonio
Diplomatico e scrittore portoghese, nato nel 1752, morto nel 1817. Dopo aver viaggiato a lungo per l'Europa, fu ministro in Olanda e poi in Francia, dove si trovò spesso in contrasto col reggente di Portogallo, che, ad onta dei trattati con la Francia, ruppe la neutralità inviando in Catalogna un esercito contro i Francesi (1793). Nondimeno l'A., dopo la pace di Basilea, fece trionfare la tesi della neutralità portoghese. Incaricato, riuscì quindi a far firmare il trattato del 10 agosto 1797, per il quale il Portogallo accordava alla Francia 10 milioni e parte del Brasile, e s'impegnava a non ammettere nei suoi porti più di sei navi estere per volta: colpo diretto contro l'Inghilterra, privata così di una preziosa base navale nell'Atlantico. Perciò l'A., tornato in patria dopo prigionia nel Tempio (1798), fu accusato di aver ecceduto nei suoi poteri: ma, fatta chiara la sua innocenza, fu nominato ministro plenipotenziario in Prussia e in Russia; e quindi ministro degli esteri e della guerra. Seguì il reggente nel Brasile, dove introdusse la coltivazione del tè: al ritorno in patria fu da Giovanni VI nominato ministro della marina, presidente del consiglio e conte di Barca. Si hanno di lui due tragedie, Osmia e Nova Castra, e una Apologia di Camões (Lisbona 1805), oltre alla traduzione delle Odi di Orazio e di una elegia del Gray (Amburgo 1800).