ARAGONITE (da Aragona nella Spagna; fr., sp. e ingl. aragonite; ted. Aragonit)
Minerale del sistema rombico, classe bipiramidale-rombica: (a : b : c : : 0,6224: 1 : 0,7205; (100) &mis3;Z (110) = 31°54′; (001) &mis3;Z (101) = 49°10′42″; (001) &mis3;Z (011) = 53°46′30″ (Kokšarov). Appartiene alla serie dei carbonati rombici, unitamente alla stronzianite SrCO3, alla witherite BaCO3 ed alla cerussite PhCO3, dimorfa con quella dei carbonati trigonali, che fa capo alla calcite CaCO3. I cristalli sono molto frequenti ed hanno abito prevalentemente prismatico, con poca ricchezza di forme: in certi casi hanno terminazioni acuminate o a "scalpello", per la presenza di forme domatiche acutissime. Sono frequenti i geminati secondo (110), i quali dànno spesso, per poligeminazione, origine a individui complessi dotati di una spiccata pseudosimmetria esagonale derivante dall'essere l'angolo del prisma 110 molto prossimo a 60°. Essi assumono la forma di prismi esagoni limitati dalla base: in cui però la pseudosimmetria si riconosce facilmente tanto per le suture di geminazione e per le strie e gli angoli rientranti che si osservano sulle facce basali e su quelle prismatiche, quanto per le figure di soluzione e di corrosione che denotano pienamente l'esistenza di una simmetria rombica. Oltre che in cristalli, l'aragonite si trova anche in aggregati fibrosi e fibro-raggiati, in masse reniformi, coralloidi, globulari, pisolitiche, stalattitiche ed in incrostazioni. Quando è pura, è incolora; ma può essere bianca, passante al bianco-grigio, gialliccio, rossastro, verde ed al violetto per impurezze: ha lucentezza vetrosa con tendenza al resinoso e talvolta al perlaceo; talora aspetto litoideo. Durezza 3,5-4; peso specifico 2,93-2,95 (2,99 nella varietà piombifera tarnowitzite). Frattura subconcoidale: sfaldatura distinta secondo (110) e, sebbene un po' meno, secondo (010), imperfetta secondo (011). Otticamente negativa: piano degli assi ottici parallelo a (100): bisettrice acuta, normale a (001). Secondo Budger alla luce del sodio si ha α = 1,5301; β = 1,6816; γ = 1,6859; secondo Kirchoff 2E = 30°54′, 2V = 18°11′. Notevole dispersione col variare delle luci e della temperatura, come risulta dai seguenti valori riportati dal Niggli: a 20° per λ variante da 471,31 μμ a 706,52 : α =1,5356 − 1,5268; β = 1,6910 − 1,6745; γ = 1,6959 − 1,6789; 2V = 18°30′ − 18° 8′ : a 220° per le stesse variazioni di λ : α = 1,5331 − 1,5241; β = 1,6863 − 1,6695 γ = 1,6906 − 1,6733; 2V = 17°41′30″ − 17°8′30″. Piroelettrica, avendosi per raffreddamento la (010) negativa e lo spigolo (110-1−10) positivo.
Composizione e caratteri chimici. - Carbonato di calcio CaCO3 : CO2 = 44,00 : CaO = 56,00. In alcune varietà, oltre a piccole quantità di SrO e di PbO, si hanno anche tracce di ZnO che indicano l'esistenza in miscela isomorfa di un carbonato di zinco, dimorfo con la smithsonite ZnCO3, sconosciuto allo stato libero. Infusibile al cannello, lascia, per dissociazione, un residuo bianco di CaO riconoscibile alla sua reazione alcalina e alla colorazione rosso-mattone che dà alla fiamma. È facilmente solubile in acido cloridrico con viva effervescenza; la polvere trattata in tubo di assaggio con una soluzione di nitrato di cobalto assume una tinta rosso-violetta dovuta alla formazione di un carbonato basico di cobalto: questa reazione, nota col nome di reazione di Meigen, dall'autore che la scoprì, serve per distinguere l'aragonite dalla calcite.
Sono frequenti le pseudomorfosi di aragonite in gesso, glauberite, gaylussite, celestite, e dolomite: a Corocoro in Bolivia si hanno pseudomorfosi di rame. Si trasforma facilmente in calcite: ciò dipende dal fatto che quest'ultimo minerale rappresenta la fase stabile a pressione ordinaria del sistema dimorfo monotropico, calcite-aragonite, per cui, se anche in certi casi si forma per prima la aragonite, questa passa poi a calcite: i sali magnesiaci nelle soluzioni di bicarbonato di calcio favoriscono la formazione dell'aragonite.
Varietà. - Oltre a quelle ordinarie che si presentano in cristalli con aspetti e forme molto differenti, sono da ricordare quella coralloide, nota sotto il nome di flos ferri, che si presenta in delicati ciuffi di sottilissimi aghetti sericei in alcuni giacimenti ferriferi; la tarnowitzite, che contiene quantità non trascurabili e talvolta discrete di PbCO3 e tracce di ZnCO3; la mossottite, in masse globulari verdi dotate di struttura raggiata.
Località degne di nota in Italia sono i giacimenti solfiferi della Sicilia e della Romagna, donde provengono magnifici esemplari in cristalli pseudoesagonali; sono pure da ricordare la Val Malenco dove l'aragonite si trova nei giacimenti amiantiferi, Monte Ramazzo in Liguria, donde provengono cristalli piccoli, ma ricchissimi di forme; le lave basaltiche dell'Etna e del Monte Somma, nelle cui amigdale l'aragonite è contenuta in elegantissimi ciuffettini fibroraggiati. Bellissimi cristalli provengono anche da Španá Dolina in Slovacchia, da Molina in Spagna, da Bastennes nei Pirenei e da Bilina in Boemia. La varietà flos ferri proviene specialmente dalle miniere ferrifere della Stiria e della Carinzia: fu trovata però anche, sebbene in esemplari meno belli, a Sondalo in Valtellina e nell'alta Val Seriana. Dall'Inghilterra (Derbyshire) provengono varietà stalattitiche e da Kárlovy Vary una varietà, che si presenta in masse concrezionate giallo rossastre, formantisi tuttora come incrostazioni e con grande rapidità intorno alle sorgenti ricche di sali di magnesio, proprie di detta località. La tarnowitzite proviene da Tarnowitz nella Slesia e dagli Stati Uniti (Virginia), e la mossottite da Gerfalco in Toscana.