ARAD (A. T., 79-80)
Città della Romania occidentale, la più importante della Crisana, centro ferroviario di prim'ordine e già fortezza ben munita. È situata a 110 m. s. m., sul fiume MureŞ, e consta di una parte interna più antica circondata da cinque sobborghi, ove si sono sviluppate parecchie grandi industrie (fabbriche di macchine, distillerie, stabilimenti per la lavorazione del legno e del cuoio, grandi mulini, cotonifici). Inoltre una fabbrica di vetture ferroviarie che è uno dei primi stabilimenti del genere in Romania. Dista meno di 10 km. dal confine con l'Ungheria. La sua popolazione era di 53.900 ab. nel 1900, di 63.000 nel 1920, e si calcolava a 75.000 ab. nel 1927.
La parte più antica della città, chiamata óváros, è composta di case ad un piano solo, strette intorno a viuzze piuttosto irregolari; ma la strada che dalla città antica porta alla stazione è simile a quelle delle grandi città moderne. Nella piazza maggiore si trovava il monumento che ricordava la lotta per l'indipendenza ungherese (1848-49), ora distrutto dai Romeni; lungo la strada principale, su cui sono costruiti gli edifizî maggiori, s'innalzava il monumento a Luigi Kossuth, opera dello scultore Margo, pure distrutto. Ivi sorgono anche gli edifici più importanti, la prefettura, il municipio, il museo, il teatro, il convento dei minoriti, il palazzo del vescovato greco-orientale romeno, varie chiese e scuole. Una parte della città ha carattere di villaggio, e ciò soprattutto perché essa è circondata da vaste tenute agricole; ma verso settentrione è costituita in buona parte da fabbriche e da caserme. Il MureŞ è traversato da due ponti, uno dei quali conduce al comune di Aradul-Nou di carattere villereccio, e l'altro all'enorme fortezza costruita nel 1763-83 dagli Austriaci. La popolazione è in maggioranza ungherese: nel 1910, il 69,2%; nel 1920, il 60%; poi seguono i Romeni, col 17%; i Tedeschi, col 10%; i Serbi col 2,5%. Gli abitanti di religione cattolica formano la metà della popolazione, il 52,2%; i greco-orientali, il 20,6%; i riformati, il 10,9%; gli ebrei, il 10,8%. L'origine della città è ignota: ma già nel sec. XI era un centro importante. Distrutta nel 1514 da una rivoluzione di contadini, nel 1551 cadde in possesso dei Turchi che ne fecero una fortezza quasi inespugnabile, nel 1685 passò in mani austriache, nel 1824 fu dichiarata "regia città libera".
Il dipartimento di Arad ha 6005 kmq. di superficie e 397.970 abitanti (66 per kmq.), dei quali il 61,3% Romeni, il 24,8% Magiari, l'8% Tedeschi, il 2% Ebrei. Il territorio è piano nella sua metà occidentale, collinoso e montuoso nella metà orientale (Monti Codrului, Monti Metalici), che è in gran parte boscosa, mentre la pianura è coltivata a cereali (grano soprattutto). Non mancano i minerali: rame a Arăneag, ŞoimuŞ, PetriŞ e RoŞia; ferro a Tauţii, Moneasa, Dezna, Dezna Zimbru e Zimbru; manganese a PârneŞti. Molte ferrovie attraversano in ogni senso il dipartimento, tra cui la Budapest-Arad-BraŞov-Bucarest.
I martiri di Arad. - A Arad furono giustiziati il 6 ottobre 1849 dal governo austriaco tredici capi della guerra d'indipendenza ungherese. Tutti - eccettuato Guglielmo Lázár - erano generali nell'esercito degli honvéd. I 13 martiri furono: Luigi Aulich, prima tenente colonnello nell'esercito austriaco, e poi ministro della guerra negli ultimi mesi della dittatura; Giovanni Damjanich, già capitano nell'esercito austriaco, uno dei prodi generali della guerra d'indipendenza; Aristide Dessewffy, che ebbe una parte importante nell'organizzazione della resistenza contro l'invasione russa; Ernesto Kiss, già colonnello degli usseri nell'esercito austriaco, che diresse i combattimenti nell'Ungheria meridionale; Carlo Knezich, discendente di un'antica famiglia di soldati austriaci, ma diventato ungherese per mezzo della moglie; Giorgio Lehner, capo della fabbrica di fucili e munizioni nella guerra d'indipendenza; conte Carlo Leininger Westerburg, già capitano nell'esercito austriaco, ma sposo di una donna ungherese e fedele alla patria d'adozione; Alessandro Giuseppe Nagy, già capitano austriaco, fedele seguace di Kossuth contro Görgei; Ernesto Pöltenberg, già capitano nell'esercito austriaco, che fu incaricato da Görgei di aprire trattative col generalissimo russo sul finir della guerra; Giuseppe Schweidel, già maggiore nell'esercito austriaco, che nel 1849 era comandante di piazza della sede del governo; Ignazio Török, già tenente colonnello nell'esercito austriaco e comandante delle fortificazioni nella guerra d'indipendenza; conte Carlo Vécsey, già maggiore nell'esercito austriaco, che aveva occupato la fortezza di Arad durante la guerra d'indipendenza; Guglielmo Lázár, colonnello degli honvéd, già sottotenente nell'esercito austriaco. La maggior parte di questi militari si erano arresi insieme a Görgei ai Russi, che li avevano consegnati all'Austria. Il Damjanich era comandante della fortezza di Arad, ma quando tutto era perduto non volle arrendersi, sicché l'esercito austriaco dovette ritirarsi dalle mura della città per lasciar occupare la fortezza da due compagnie russe. Il governo austriaco giustiziò i 13 martiri dopo la caduta di Komárom: quattro furono fucilati, gli altri furono impiccati. Benché anche prima e dopo fossero stati molti i condannati a morte, il popolo ungherese non seppe mai dimenticare questo supplizio in massa. Quando Görgei si arrese ai Russi, non pensò che l'Austria si sarebbe vendicata così crudelmente; egli stesso poté evitare la morte soltanto per l'intervento dello zar. Del resto, queste esecuzioni capitali giunsero inaspettate anche per la Russia, e lo zar, indignato, vide in quest'atto del governo austriaco una manifestazione diretta contro i Russi, ai quali soltanto questi antichi ufficiali dell'esercito austriaco erano disposti ad arrendersi. Lo scioglimento dell'alleanza austro-russa che si compì più tardi, al tempo della guerra d'Oriente, s'iniziò coi rimproveri che i due governi si fecero a vicenda per i supplizî di Arad.
Bibl.: Sulla parte che i martiri d'Arad ebbero nella guerra d'indipendenza ungherese v. la bibliografia di questa guerra.