ARABIA
Provincia dell'Impero romano (v. anche Nabatea; Palestina; Yemen).
Il territorio della provincia romana di A. corrispondeva, al momento dell'assoggettamento da parte dei Romani, al regno dei Nabatei, e la storia di tale regione prima dell'amministrazione romana consiste essenzialmente nelle vicende del reame nabateo con Roma e con il vicino stato giudaico: condizione di protettorato, rispetto allo stato romano, e perenni contrasti con i Giudei. Il territorio comprendeva la valle di Petra, a mezzogiorno del mar Morto e fino al sinus Elaniticus (golfo di Aqabah), ove era lo scalo portuale di Elat. Questa valle era il centro civile e spirituale del regno nabateo, che comprendeva altresì la parte meridionale della penisola sinaitica, una regione a E del mar Morto, sino all'altezza del lago di Tiberiade e della catena del Libano, e un vastissimo entroterra nella grande penisola arabica.
A quest'ultimo territorio i Romani rinunciarono, al momento della conquista, sia perché di difficile difesa, sia perché estraneo ai fini per i quali essi ritennero opportuno assoggettare la regione: questa costituiva infatti un eccellente punto di incontro, di raccolta e di smistamento dei traffici carovanieri provenienti dall'Eufrate e diretti al mar Rosso, come di quelli provenienti dall'interno dell'Arabia e dai porti siriaci e palestinesi. Furono quindi soprattutto il bisogno finanziario e il vantaggio commerciale che spinsero Traiano, nel 105, ad assicurarsi il dominio diretto della regione, dalla quale fu staccata la zona di Damasco, annessa alla Siria, e a costruirvi una strada, da N a S (C. I. L., iii, 14149), poco lungi dal limes che difendeva il nuovo possesso dalle frequenti incursioni delle tribù nomadi del deserto, affidate al governo di filarchi e di etnarchi. Sebbene il governo della provincia, affidato a un legato imperiale pro praetore, detto più tardi praeses, restasse almeno per un secolo a Petra, gli interessi romani gravitavano maggiormente verso la parte settentrionale, la sola nella quale si ebbero ampliamenti e conquiste anche nei tempi successivi, come quella che maggiormente corrispondeva alla funzione di fulcro dei traffici. Già Traiano operò una prima trasformazione urbanistica a Bostra, il centro più settentrionale della provincia, destinato alle maggiori fortune, e nel corso del III sec. fiorirono ad eccezionale splendore Gerasa (Gerash) e Philadelphia (Amman), segnando la completa trasformazione demografica nella fascia araba sulla sinistra del Giordano.
Questa distribuzione poleografica e degli interessi econornici provocò, nel III sec., la scissione della provincia di A. in due territori, amministrati separatamente: il nome di A. fu conservato alla parte settentrionale, che fu detta anche Arabia Deserta, con capitale Bostra, mentre i vecchi centri, di tradizione ellenistica, del regno nabateo, con capitale Petra, formarono la Palaestina Salutaris o Tertia, detta anche Arabia Petraea.
La preminenza del centro settentrionale, Bostra, fu evidente anche nell'adozione, per la provincia, di un'èra particolare, che prese il nome dalla città, e ebbe inizio nel 106.
Oltre alle già ricordate città di Petra, Bostra, Gerasa, Philadelphia ed Elat, una certa importanza ebbero nell'antichità i centri di Philippopolis, Madaba, Esbous (Ḥeshbōn) e Dionysias (v. le rispettive voci in questa enciclopedia). Si conoscono inoltre, attraverso iscrizioni e specialmente da rovine più o meno importanti, non ancora sistematicamente esplorate, numerosi altri centri: Adraha (Der‛āt), notevole per un acquedotto costruito verso i primi secoli dell'èra cristiana con materiale più antico e per le iscrizioni recentemente pubblicate (Syria, xxix, 1952, pp. 307-330) relative alla sua cinta di mura; Aere (eṣ-Ṣanameyn) con un tempio romano costruito nel 191 d. C.; Areopolis (Rabbah) con numerose rovine e una ricca serie di monete imperiali romane; Arindela (presso al-Ghazandal), stazione della Il cohors Galatarum e sede episcopale; Būsān; Charakmoba; Constantia, sede episcopale; Flousa (Ḥalaṣah); Machairus (Khirbet el-Mukhāwer); Nimra; Nilakome; Phaina (al-Mismiyyāh); Phaino (Khirbet Gēnān); Pharan. (Per queste località si vedano le rispettive voci nella enciclopedia Pauly-Wissowa e l'opera fondamentale di Brünnow-Domaszewski, Die Provincia Arabia, citata nella bibliografia).
Bibl: R. Brünnow-W. von Domaszewski, Die Provincia Arabia, Strasburgo 1904-09; B. M. Felletti-Maj, Siria, Palestina, Arabia settentrionale nel periodo romano, Roma 1950; C. Preaux, Une source nouvelle sur l'annexion de l'Arabie par Traian; les papyrus de Michigan 465-466, in Mélanges J. Hombert, in Phoibos, V, 1950-51, pp. 123-139.
(G. C. Susini*)
Iconografia. - Le prime figurazioni della personificazione dell'A. appaiono su monete emesse da Traiano per commemorare la conquista del paese, rappresentato sotto l'aspetto di figura femminile con lungo chitòn e himàtion, un mazzo di fiori d'incenso nella destra e un fascio di calami dorati nella sinistra; ai suoi piedi è un cammello (per il cui significato di simbolo della regione, cfr. Strab., 784 e Plin., Nat. hist., viii, 67).
Sotto Adriano furono emesse monete di due tipi celebranti l'arrivo dell'imperatore (tra il 129 e il 131) e l'imperatore stesso come restitutor: nelle monete del primo tipo, A., con chitòn e himàtion, tiene nella sinistra una canna; nelle monete del secondo tipo A. tiene nella sinistra un mazzo di calami dorati; tra A. e l'imperatore è un cammello. In una altra moneta del periodo adrianeo abbiamo un busto di A. turrita con due bimbi al petto.
Il Neutsch riconosce una figurazione di A. nel mosaico sul pavimento dell'abside meridionale della villa romana di Piazza Armerina, da altri diversamente interpretato.
Bibl: Monete di Traiano: Mattingly-Sydenham, The Roman Imperial Coinage, Londra 1923, II, p. 250, nn. 94, 95; p. 261, nn. 244, 245; p. 253, nn. 142, 143, tav. VIII, 136; p. 278, nn. 466, 468; p. 287, nn. 610-615. Monete di Adriano: H. Cohen, Descr. hist. des monnaies frappées sous l'Empire Romain, II, p. 108, n. 20; L. Forrer, The Weber Collection, III, parte II, p. 809, tav. 300, nn. 8148, 8149. Mosaico di Piazza Armerina: B. Neutsch, in Arch. Anzeiger, LXIX, 1954, p. 578; J. M. C. Toynbee, The Hadrianic School, Arabia, Cambridge 1934, p. 47 e passim.
(L. Rocchetti)