ar-RUṢĀFAH (A. T., 88-89)
FAH Località della Siria, posta nell'interno del paese in territorio desertico 90 km. a N. di Sukhne e 40 km. a S. della riva destra dell'Eufrate; abbandonata dagli abitanti alla fine del sec. XIII costituisce ora un grandioso campo di rovine in preda alla devastazione dei nomadi.
Già menzionata nelle iscrizioni assire e nella Bibbia (II Re, XIX, 12: Reseph), ar-Ruṣāfah assunse nel sec. IV d. C. il nome di Sergiopoli, da San Sergio che nel 305, sotto Diocleziano, vi soffrì il martirio. Il santuario a lui dedicato divenne meta di frequenti pellegrinaggi, e sulla fine del sec. V l'imperatore Anastasio vi edificava la grande basilica. Nel 616 le truppe persiane di Cosroe II, nella spedizione contro Gerusalemme, la saccheggiarono. Risorse un secolo dopo, come residenza del califfo omayyade Hishām ibn ‛Abd al-Malik (724-743), e da lui ebbe completato l'antico nome in Ruṣāfah Hishām. Sopravvissuta anche allo spostamento della residenza califfale e alla caduta degli Omayyadi, ar-Ruṣāfah restò deserta solo nell'epoca delle crociate, quando il sultano mamelucco Baibars (1260-1277) ne spartì la popolazione tra Salamiyyah e Ḥamāh.
Monumenti. - Conserva, ma diruta, la cinta del sec. VI, a forma di quadrilatero munita agli angoli di una torre rotonda, e in ogni lato di sporgenze rettangolari o pentagonali e di una porta. La porta settentrionale è la meglio conservata: nel suo stile si fondono elementi ellenistici e orientali. Nell'interno della città vi sono le rovine della grande chiesa di San Sergio, a tre navate con pilastri cruciformi, e abside fiancheggiata da due torri quadrate come di frequente nella Siria del Nord. Nel sec. XI la basilica danneggiata da terremoti fu notevolmente rimaneggiata: le grandi arcate della navata furono divise e sorrette da archi più piccoli sorretti da colonne intermedie. Sono da notare ancora altre due basiliche le cui vestigia sono assai incerte, e il "martyrion" di San Sergio, costruzione originale dalla pianta quadrilobata. Fuori della città una chiesetta di epoca molto anteriore presenta la pianta delle chiese bizantine del Medioevo a forma di croce circoscritta da un quadrato. Tutte queste costruzioni, che risalgono al sec. VI, presentano particolari che si credevano appartenere soltanto a tempo posteriore: esse si spiegano con le costruzioni più o meno simili della Mesopotamia e dell'Armenia. I muri e gli edifici di ar-Ruṣāfah sono di bella costruzione, e le rovine che s'innalzano ancora oggi in pieno deserto, presentano un aspetto assai suggestivo.
Bibl.: S. Guyer, Rusafa, in Sarre-Herzefeld, Archaeologische Reise im Euphrat und Tigris Gebiet, Berlino 1911, II, cap. 4°; H. Spanner e S. Guyer, Rusafa, ivi 1926; A. Musil, Palmyrena, New York 1927; Howard Crosby Butler e E. Baldwin Smith, Early Churches in Syria, Princeton 1929; A. Poidebard, La trace de Rome dans le désért de Syrie, Parigi 1934; E. Honigmann, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II A, coll. 1684-87.