ar-RĀZĪ
. Vocabolo arabo che significa oriundo da o nato o domiciliato ad ar-Rayy. È l'epiteto di un grandissimo numero di dotti musulmani, che scrissero quasi sempre in arabo; emergono fra essi:
1. Fakhr ad-Dīn Muḥammad ibn ‛Umar, teologo, filosofo e scienziato morto nel 606 eg., 1210 d. C.; v. fakhr ad-dīn ar-rāzī.
2. Abū Bakr Muḥammad ibn Zakariyyā' ar-Rāzī, il Rhazes degli scrittori bizantini e latini medievali, il più illustre medico dell'islamismo e insieme filosofo, matematico, alchimista (con vedute originali) e cultore di scienze fisiche e naturali, nato ad ar-Rayy intorno all'865 e morto (probabilmente a Baghdād, ove si svolse la maggior parte della sua attività) nel 311 eg. (923-924) o nel 320 (932). Scrisse in arabo oltre 200 fra opere grandi e opuscoli, di cui la metà riguardano la medicina. L'opera maggiore è al-Ḥāwī (il libro comprensivo; Continens od Elhavi degli scrittori latini), in venti grossi volumi, nei quali sono riunite tutte le cognizioni mediche dei Greci, dei Siri e dei musulmani sino al suo tempo; Carlo I di Angiò lo fece tradurre in latino dall'ebreo Ferragut (al-Faraǵ ibn Sālim) di Girgenti. Questa traduzione, finita nel 1279, fu stampata cinque volte tra il 1486 ed il 1542. Straordinaria diffusione ebbe in Europa il trattatello sul vaiuolo e il morbillo, stampato una quarantina di volte in latino (o di qui tradotto in altre lingue) fra il 1498 e il 1848. In filosofia professò opinioni eterodosse, ammettendo la metempsicosi e, in modo analogo a dottrine bāṭinite (v. batiniti), ponendo a base del suo sistema metafisico i cinque principî eterni: il creatore, l'anima universale, la materia prima, lo spazio assoluto e la materia assoluta.