Vedi AQUINCUM dell'anno: 1958 - 1973
AQUINCUM (v. vol. i, p. 520)
Un primo studio esauriente è stato fatto in questi ultimi anni per il praetorium della città. È situato nell'odierno cantiere navale e si tratta della costruzione più grandiosa di A., paragonabile a quello di Vetera Castra, Dura Europos, Colonia.
Esso non si inserisce tipologicamente nella serie di ville pannoniche con torri d'angolo, porticato e grande sala centrale, ma si può indubbiamente ritenere una trasformazione monumentale di esse.
Probabilmente già in età romana, contrariamente all'ipotesi per cui l'isola su cui si trova oggi il palazzo si sia formata nel corso del Medioevo, esso doveva essere separato da un braccio di fiume dall'accampamento delle legioni, venendo così ad essere ulteriormente protetto.
Gli ambienti di rappresentanza dell'edificio si trovavano sul lato orientale; gli appartamenti del governatore e alcuni ambienti termali erano sui lato settentrionale. L'ala meridionale era con ogni probabilità la parte rustica dell'edificio, destinata all'economia interna e alle abitazioni servili. Intorno ad un tempietto che sorgeva nell'angolo di un cortile chiuso e separato dagli altri ambienti, nella parte più meridionale del palazzo sorgevano una serie di altari votivi in pietra eretti dai vari governatori. I bolli laterizi ci indicano che il periodo di costruzione più intenso fu nel primo decennio del II sec. e più tardi all'inizio del III sec. d. C. Dopo la metà del IV sec. il palazzo doveva essere già in rovina, se Valentiniano non trovava in A. nessuna costruzione che gli potesse servire come quartiere invernale. I pavimenti del palazzo presentano un repertorio assai ricco di mosaici con motivi ornamentali in bianco e nero finora sconosciuti in Pannonia. Frequenti sono le composizioni a losanghe, meandro e a squame. Particolarmente interessante è il mosaico rinvenuto nella sala ottagonale con esedra (n. 63), che nel campo centrale contornato da una decorazione a rombi, è decorato con scene marine. Esso viene datato, in base ai bolli laterizi del canale costruito contemporaneamente al pavimento, nel primo decennio del III sec. d. C. Anche gli altri mosaici con motivi ornamentali sono assegnabili a questo periodo.
Le pitture parietali - conservate in varî frammenti - appartengono, sempre in base ai dati di scavo, a due periodi fondamentali: degli inizi del II sec. sarebbero alcune decorazioni schematiche, con un disegno molto preciso; le pareti sono articolate da elementi architettonici. Di un periodo successivo sarebbero alcune pitture eseguite a macchia con motivi figurativi appena schizzati. La divisione architettonica della parete, mantiene ancora una certa proporzione ed equilibrio, mentre nelle pitture della seconda metà del III sec. d. C. viene distrutto ogni equilibrio nella composizione formata, in genere, da elementi lineari incrociantisi; la parete viene suddivisa in spazi asimmetrici.
Al centro della città civile di A., nel punto di incrocio del decumano e del cardine, nei pressi di una costruzione già in parte scavata e denominata col nome generico di basilica, si è potuto individuare il primitivo stanziamento di A., databile in età flavia. Probabilmente questo primo insediamento - di cui si sono individuati resti modesti di abitazione - e forse di una conceria, andò distrutto tra il I e il II secolo.
Verso la fine del II sec. d. C., probabilmente in un periodo che coincide con la costituzione di A. a colonia (198), si nota un grande rinnovamento in tutta la zona, la costruzione di un edificio in pietra di proporzioni notevoli (basilica), l'ampliamento del Foro formatosi già nel corso del II sec., che però rimase di impianto piuttosto modesto. Ad O della piazza si trova un edificio, a noi giunto nella trasformazione del III sec. denominato Palestra, ma probabilmente con destinazione cultuale. Nel IV sec., secondo la ricostruzione degli editori, sarebbero riconoscibili nell'impianto della città tre fasi successive, collegabili a stanziamenti di carattere militare, scaglionati lungo il tracciato dell'acquedotto e delle principali strade di traffico, ad un nuovo stanziamento di popolazione dopo la distruzione da parte dei Sarmati (334), ed alla costruzione di fortificazioni durante le guerre del 378-380.
Un assai notevole complesso di mosaici policromi è venuto alla luce negli ultimi anni, nella città militare, nella zona cioè delle cosiddette canabae che circondavano l'accampamento. Essi appartengono per la maggior parte ad una costruzione unitaria, detta Villa di Ercole dai soggetti rappresentati nei mosaici stessi. L'edificio doveva sussistere già nella prima metà del II sec. d. C. Tra lo scorcio del II e gli inizî del III sec. d. C., esso venne completamente rinnovato assumendo un aspetto grandioso. I pavimenti musivi datano agli inizî del III sec. d. C. Tra i più interessanti quello della sala absidata: nell'abside è rappresentata una tigre sotto un tralcio di vite, nella parte settentrionale dell'aula un thiasos dionisiaco. I frammenti di affreschi rimasti alle pareti, permettono di ricostruire una decorazione geometrica e a piante stilizzate. Il pavimento di un altro ambiente reca al centro la raffigurazione del mito di Ercole e Deianira. Differenze di tecnica tra la cornice e l'emblema, farebbero pensare che quest'ultimo non sia stato eseguito sul posto ma trasportato. Per l'Istvan l'esecuzione sarebbe opera di un'officina alessandrina. La villa venne probabilmente distrutta intorno al 260 e non più ricostruita.
In edifici adiacenti alla Villa di Ercole sono stati rinvenuti altri mosaici con rappresentazioni di pugilato e lotte generiche.
Bibl.: Per la costruzione del palazzo si veda J. Szilagyi, in Budapest Régiségi, XVIII, 1958, pp. 53 ss. Per la pianta di esso, ibid., fig. i (sulla pianta si possono verificare in base agli ultimi studî, le seguenti fasi di costruzione, in parte non ancora definitive: I): le fondazioni di un piccolo tempietto rinvenute al disotto di quello più recente (n. 28); II a): gli ambienti nn. 1-15; 16-25; II b): 120 d. C.; primitiva costruzione degli ambienti nn. 27-33; 35-37 (ala meridionale); lato orientale del corridoio intorno al grande cortile (n. 17). Le stanze nn. 44-47, 64 nell'ala settentrionale nella loro prima fase; la parte meridionale degli impianti termali (nn. 57, 58, 8); II c): 140 d. C.; gli ambienti meridionali (nn. 19-23); nel cortile gli ambienti nn. 50 a-c, 77; le aggiunte all'ala meridionale (nn. 34-38); il lato meridionale stesso del corridoio intorno al cortile (n. 26); III a-b): 210 d. C.; la torre nel grande cortile interno (n. 48); gli edifici intorno al santuario (nn. 51-53), 76; le aggiunte occidentali all'angolo N-O (n. 90). Ultimo aspetto dei nn. 41, 60-64, 66 a. Per i mosaici: M. Kaba, ibid., p. 79 ss.; W. Istvan, Ar Aquincumi Mozaikok, Budapest 1962. Per le pitture: K. Sz. Poczy, ibid., p. 103 ss. (I periodo, fig. 4; II periodo, figg. 1-3; 9-14; III periodo, fig. 19). Sugli scavi di A.: Budapest Régiségi, passim. Per la Villa di Ercole: W. Istvan, Ar Aquincumi Hercules-Villa, Budapest 1969.