AQUILONIA degl'Irpini
Toponimo osco: Akudunniad (su monete; cfr. Sambon, I, p. 109 e 115), oggi Lacedonia. Ricordata per la disfatta dei Sanniti e l'espugnazione della città nel 293 a. C. (Liv., X, 38-39), a torto identificata con un centro presso Boviano. Il racconto della disfatta sannitica del 309 (Liv., IX, 40) è, probabilmente, un duplicato anticipato del successivo del 293, attestato dai Fasti, conforme alla redazione liviana. Aquilonia è da distinguersi dalla mutatio Aquilonis apula (oggi S. Vito) vicino a Vibino e compresa nel suo comune. Situata Lacedonia su un colle alto 734 m., fu residenza antica vescovile, il che induce a credere che avesse in antico diritti municipali. Posta nella parte inferiore della Via Appia, tra Benevento e Taranto, distava 6 miglia dal vico di Pontaufido (Ponte S. Venere) e 24 da Venosa. Ebbe una certa importanza, rilevata da avanzi monumentali di edifici e di epigrafi. A torto il Cluverio identificò la città con Carbonara (chiamata oggi Aquilonia), 10 km. a sud-est.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., IX, p. 88; C. Mancini, Topogr. delle città di Aquila ed Aufidena, in Giorn. d. scavi di Pompei, n. s., IV; G. Grasso, Studi di storia antica e di topografia storica, Ariano 1893; G. De Sanctis, Storia dei Rom., II, Torino 1907, p. 361, n. 1.