AQUILA ('Ακύλας)
Aquila e sua moglie Priscilla sono due coniugi giudei, che entrano nella storia in occasione del loro incontro a Corinto con S. Paolo. Questi vi giungeva allora, da Atene; essi provenivano da Roma, in seguito al decreto di Claudio, che espelleva i giudei da Roma (Atti degli Ap., XVIII, 2 seg.; cfr. Svet., Claud., 25). Si era dunque verso il 50. Esercitavano lo stesso mestiere di fabbricanti di tende (σκηνοποιοί). Gli Atti chiamano Aquila semplicemente "un giudeo", ma sembra strano che non si parli della sua conversione, se questa fosse stata opera di Paolo; aggiungono ch'era originario del Ponto. Si è tentato di ravvisare in Aquila, per la somiglianza col nome Pontius Aquila, dei tempi di Cicerone, un liberto della gens Pontia; o d'identificarlo con Aquila traduttore dell'Antico Testamento dall'ebraico in greco, a sua volta identificato, per buone ragioni, con l'Onkelos dei Targumīm. Ma sono tutte ipotesi.
Per meglio attendere alla sua opera di evangelizzazione, Paolo si trasferì (Atti, XVIII, 7), in casa di un tal Tito Giusto; ma i due lo accompagnarono più tardi (ib., 18 seg.) ad Efeso, dove accolsero Apollos (v.) e scrissero (ib., 26 seg.) una lettera che lo presentava ai "discepoli" di Corinto. Più tardi li troviamo a Roma, dove giunsero probabilmente dopo la morte di Claudio (avvenuta nel 54); e S. Paolo li saluta con commoventi parole (Romani, XVI, 3 segg.) insieme con la "chiesa" stabilita nella loro casa. Nella II a Timoteo, IV, 19 vi sono altri saluti per loro. Poiché, secondo questa, Timoteo si trova in Efeso, gli ortodossi e tutti coloro che non dubitano dell'autenticità di questa lettera, o accedono all'opinione di coloro che ritengono il c. XVI di Rom. diretto non a Roma, ma ad Efeso; o, se le ragioni addotte in sostegno di quest'opinione sembrano insufficienti, debbono ammettere che Aquila e Priscilla viaggiassero molto, forse per motivi d'interesse.
Comunque sia di ciò, certa è l'esistenza in Roma di un antico titulus Priscae, ricordato fin dal sec. V. Si trovava sul luogo dell'odierna basilica di S. Prisca, e scavi del sec. XVIII e posteriori accertarono l'esistenza di una casa che poté ospitare la comunità nel tempo delle persecuzioni. Un diploma in bronzo di un Caio Mario Pudente Corneliano trovato in questa località ha fatto pensare ai rapporti fra i Pudenti, i Cornelii e gli Acilii cristiani. A quest'ultima gens appartenne certamente l'area in cui fu scavato il cemeterio di Priscilla sulla Via Salaria. Anzi si è sostenuto che il cemeterio di Priscilla fosse collegato al ricordo di Prisca. La cosa è molto dubbia, perché, se è vero che una parte di quel cemeterio può risalire alla fine del sec. I (regione della Cappella greca), è pur vero che le testimonianze epigrafiche non sono più antiche della metà del sec. II, e in base ad esse nulla ci risulta circa i due personàggi dell'età apostolica. Non vi è che il nome, Priscilla, che potrebbe anche essere di una donna della gente Acilia, fondatrice del cemeterio. L'Itinerario salisburgense parla di una S. Prisca martyr, che si sarebbe venerata nella catacomba, ma è assai arrischiato identificarla con la Prisca degli Atti e dell'epistolario paolino.
Bibl.: Di Aquila e Priscilla parlano tutti i commenti agli Atti degli Apostoli (v.); per le memorie romane, v. acilio glabrione, catacombe e titolo presbiterale.