AQUILA Romano (Aquila Romanus)
Un retore che sembra essere del sec. III d. C., detto probabilmente Romano per distinguerlo da un retore greco omonimo a lui contemporaneo, come da un Aquila Galato allievo del sofista Cresto di Bisanzio, il discepolo di Erode Attico (101-177/78), o da un altro Aquila che conosciamo dagli scolî ad Ermogene di Tarso, il maestro di M. Aurelio (121-180), posteriore ad Ermogene. Di Aquila ci è giunto un trattatello de figuris sententiarum et elocutionis, il cui valore sta in ciò ch'è un estratto direttamente ricavato dall'opera d'un retore eminente, Alessandro Numenio (sec. II), di cui possediamo, in greco, una seconda epitome (Spengel, Rhetores graeci, III, 1856, p. 9 segg.) e avanzi d'una terza. Di suo Aquila aggiunge alle varie figure gli esempî latini, quasi tutti ciceroniani, di orazioni pur perdute, alcuni anche coniati di propria testa.
Edizione principe, la Veneta del 1519. L'edizione Rhenaniana di Beato Renano, Basilea 1521, poggiò sopra un antico codice di Spira, oggi scomparso. Su altra base è fondata l'Aldina del 1523. Un testo più ampio della nostra tradizione manoscritta ebbe alla mano Marziano Capella, trascrittore di Aquila. Edizioni più recenti: Capperonnier, Antiqui rhetores latini, Strasburgo 1756, p. 12 segg.; Ruhnken, Rutilius Lupus, Leida 1768, p. 139 segg.; Halm, Rhet. latini min., Lipsia 1863, p. 22 seg.
Bibl.: Su Aquila e Numenio, v. Stensloff, Quibus de causis Alex. Numenii... liber qui vulgo geminus habetur, putandus sit spurius et quae epitomae ex deperdito A. libro excerptae supersint demonstratur, Breslavia 1861. Sulla lingua, Mähly, in Philologus, 1860 (XVI), p. 172 seg. Sulle citazioni ciceroniane, A. Gantz, De Aquilae Rom. et I. Rufiniani exemplis, Kögnisberg 1909. In genere, W. Wensch, De Aquila Romano, Wittenberg 1861; Brzoska, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclopädie d. class. Altertumswiss., II, col. 315; Prosopographia Rom., 1897, I, pp. 121, 795.