Apuleio
. Scrittore latino (Madaura, oggi Mdaourouch, c. 124 - Cartagine c. 170 d.C.). Pare che D. non lo conosca direttamente. In Cv III XIV 8 Platone, de li beni temporali non curando, la reale dignitade mise a non calere, che figlio di re fue, potrebbe derivare la notizia della regalità di Platone da Apul. Plat. dogm. 1 " Platoni habitudo corporis cognomentum dedit: namque Aristocles prius est nominatus. Ei Ariston fuisse pater dictus est, ceterum Perictione Glauci filia mater fuit: et de utroque nobilitas satis clara. Nam Ariston pater per Codrum ab ipso Neptuno originem duxit: a Solone sapientissimo qui legum Atticarum fundator fuit maternus derivatus est sanguis ". Ma D. lesse il De Platone et eius dogmate di Apuleio? Per eludere tale difficoltà il Nardi propose il confronto con una notizia del Liber philosophorum moralium antiquorum, secondo cui Platone avrebbe rifiutato il regno offertogli dai suoi concittadini, disperando di poterli guarire dai loro vizi. Ma giustamente il Renucci lo giudicò incompleto di fronte alla maggiore perspicuità del testo di A.: sarà tuttavia utile il confronto con Cv IV XXIV 6 Onde avemo di Platone, del quale ottimamente si può dire che fosse naturato e per la sua perfezione e per la fisionomia che di lui prese Socrate quando prima lo vide, che esso vivette ottantuno anno, secondo che testimonia Tullio in quello De Senectute. Qui D. interpola l'auctoritas ciceroniana sull'età di Platone (Cic. Senect. V 13 " uno et octogesimo anno scribens est mortuus ") con il giudizio di Socrate su Platone che deriva certamente da questo stesso capitolo del De Platone et eius dogmate, ma qui indubbiamente per via indiretta, per il tramite di Alberto Magno (Somno et vigil. III I 1 " ingenium optimum per physiognomiam de exteriore conspicatus est facie ": cfr. Vincenzo di Beauvais Spec. hist. III 60). E metodico concludere che anche in Cv III XIV 8 D. seguì qualche leggenda a noi ignota " dove fosse sviluppato il passo di Apuleio " (Giuliani, Busnelli-Vandelli).
Bibl. - G. Giuliani, Il Convito reintegrato nel testo con nuovo commento, Firenze 1875, I 383; B. Nardi, Note al Convivio. III. La reale dignitade di Platone, in " Studi d. " XX (1937) 38-39 (rist. in Nel mondo di D., Roma 1944, 79-80); P. Renucci, D. disciple et juge du monde gréco-latin, Parigi 1954, 166-167 n. 460, 380 n. 443.