APT (Arbitrage Pricing Theory)
APT (Arbitrage Pricing Theory) Una delle teorie di maggior successo nella spiegazione dei rendimenti delle attività finanziarie («teoria del prezzamento per arbitraggio»), proposta intorno alla metà degli anni 1970 (S. Ross, The arbitrage theory of capital asset pricing, «Journal of Economic Theory», 1976, 13, 3) come alternativa più realistica e flessibile del CAPM (➔). La teoria postula che i rendimenti delle attività finanziarie siano influenzati da un certo numero di fattori di rischio significativi e non eliminabili con procedure di diversificazione. Proprio il fatto che tali fattori di rischio non siano eliminabili implica che gli investitori, per detenere attività il cui rendimento è influenzato da questi fattori, richiedano un compenso sotto forma di un rendimento atteso in eccesso rispetto a quello garantito da attività non rischiose. Secondo la teoria, ciò implica che l’eccesso di rendimento atteso di ogni attività si possa esprimere come una funzione lineare dei fattori di rischio, i coefficienti della quale, detti in gergo coefficienti beta, sintetizzano l’influenza dei singoli fattori.
L’arbitraggio cui la terminologia si richiama è un arbitraggio rischioso. Come ogni arbitraggio, esso si fonda sulla presenza di arbitraggisti desiderosi di intervenire per trarre profitto da disallineamenti dei prezzi di mercato rispetto a quelli previsti da un opportuno modello teorico. Ma a differenza che in altri modelli, per es., la teoria di Black-Scholes del prezzamento per arbitraggio delle opzioni (➔ Black-Scholes, formula di), in questo caso i profitti derivanti dall’arbitraggio sono profitti attesi e non certi.
Nelle applicazioni pratiche è fondamentale identificare correttamente e in maniera parsimoniosa i fattori di rischio e procedere a una stima affidabile dei coefficienti beta. I fattori di rischio più significativi (R. Roll e S. Ross, An empirical investigation of the arbitrage pricing theory, «Journal of Finance», 1980, 35, 5; N.F. Chen, R. Roll e S. Ross, Economic forces and the stock market, «The Journal of Business», 1986, 59, 3) sono variazioni inattese (in gergo ‘sorprese’) riguardanti il saggio di interesse a breve, il saggio di inflazione, il tasso di crescita del prodotto interno lordo, la curva dei rendimenti a scadenza delle obbligazioni. La stima dei coefficienti beta dei singoli fattori di rischio per ogni attività finanziaria si ottiene per regressione dei rendimenti storici dell’attività sui singoli fattori. In confronto al CAPM, la teoria APT ha il vantaggio di adattarsi in modo flessibile alla realtà del mercato. Essa infatti ammette una molteplicità di fonti di rischio significative, implica ipotesi meno restrittive rispetto ai comportamenti degli investitori e non richiede l’uniformità delle loro scelte di portafoglio, prevede la presenza di arbitraggisti e di agenzie per la raccolta e la vendita sul mercato di informazioni.