aprassia
Disturbo dell’organizzazione di un movimento non imputabile a un deficit di forza o di sensibilità. Il soggetto aprassico è in grado di contrarre i muscoli necessari per compiere il movimento che non riesce a eseguire ed è in grado di ricevere adeguatamente le informazioni tattili necessarie alla corretta manipolazione degli oggetti. Il disturbo consegue a lesioni dell’emisfero cerebrale sinistro e, nella maggior parte dei casi, riguarda sia i movimenti compiuti con i quattro arti (eccezionalmente soltanto quelli degli arti non dominanti), sia i movimenti compiuti con i muscoli mimici e del distretto orale (per es., fischiare, gonfiare le guance, leccarsi le labbra). In genere il soggetto non è in grado di compiere il movimento né su comando verbale (‘mi faccia vedere come ci si pettina’) né su richiesta di imitazione. Solitamente i gesti dotati di significato (il saluto militare) e quelli privi di senso (toccarsi la fronte con il dorso della mano) pongono al soggetto le stesse difficoltà, e i gesti transitivi (quelli compiuti su di un oggetto reale) sono colpiti al pari delle pantomime (‘mi faccia vedere come si usa un coltello’). Si distingue tra una forma di aprassia legata al non saper ‘come’ fare (aprassia ideomotoria) e una forma legata al non saper ‘cosa’ fare (aprassia ideativa) per compiere un determinato gesto. I pazienti affetti da aprassia ideomotoria dimostrano pari difficoltà sia a eseguire gesti su richiesta verbale, sia su imitazione, in quanto pur sapendo cosa dovrebbero fare non sanno come eseguire il gesto. I pazienti affetti da aprassia ideativa, invece, non sapendo ‘cosa’ debbono fare, possono giovarsi del modello fornito dall’esaminatore e, dunque, migliorano la loro performance su imitazione; d’altro canto le loro prestazioni sono particolarmente scarse se viene richiesto loro di compiere sequenze di azioni finalizzate (come per es., preparare una macchinetta del caffè), perché questa condizione richiede più competenze circa il cosa sia necessario fare.
→ Neuroscienze. Basi biologiche dell’intelligenza