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approvare

di Amedeo Quondam - Enciclopedia Dantesca (1970)
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approvare (approbare)

Amedeo Quondam

In Pd XXIV 121 ha il valore di " ritener giusto, buono " (sì ch'io approvo ciò che fuori emerse); così pure in XXII 136, ove è usata la forma latineggiante ‛ approbare ': e quel consiglio per migliore approbo (in rima rara con globo, e con probo anche ricca), " confermo ", dopo siffatta esperienza o ‛ prova ': consiglio ‛ provato '; e in Cv IV IX 1 in riprovando o in approvando l'oppinione de lo Imperadore. In Pd XXIV 48 ha un significato strettamente scolastico: è detto dello studente che " convalida con le prove necessarie " (ovvero semplicemente " adduce le prove "), senza però concluderla, una questione proposta dal suo maestro: per approvarla, non per terminarla (v. Baccialiere). Vale piuttosto per " ribadito ", in Cv IV V 20 di ferma sono oppinione che... lo suolo dov'ella [Roma] siede sia degno oltre quello che per li uomini è predicato e approvato. Nel senso di " dimostrare ", in Cv I II 6 chi biasima se medesimo appruova sé conoscere lo suo difetto, appruova sé non essere buono. V. anche PROVARE; RIPROVARE.

Vocabolario
approvare
approvare v. tr. [lat. approbare, comp. di ad- e probare «approvare»] (io appròvo, ecc.). – 1. Riconoscere giusta o buona una cosa: a. un discorso; a. la condotta di qualcuno; dare il proprio consenso: a. una proposta; anche assol.: approvò...
approvativo
approvativo agg. [dal lat. tardo approbativus]. – Che approva o serve ad approvare: atto approvativo.
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