apporre [partic. pass. anche apposito]
In Cv I II 1 lo pane apposito, come in X 1 s'appone pane di biado e non di frumento (si pone è in vecchie edizioni), a. significa " mettere innanzi ", " porre in tavola " (cfr. Gen. 24, 33 " appositus est in conspectu eius panis ").
In If XXIV 139 e falsamente già fu apposto altrui, a. vale " attribuire ", " imputare ", " e dicesi per lo più d'imputazioni a torto " (cfr. Scartazzini, Enciclopedia; v. anche Petrocchi, ad l.). In Pd XVI 8 se non s'appon di dì in die, vale " aggiungere " una cosa a un'altra: il concetto, quindi, che si trasfigura nell'immagine del manto e delle force (forbici), è che la nobiltà di stirpe viene a logorarsi, se nei singoli non sorge a mano a mano un merito per rafforzarla e ridonarle lustro. Ancora in Pd XVI 69 il cibo che s'appone, il verbo significa " sovrapporsi ", come ben intesero gli antichi (" idest, superponitur post comestionem ", Benvenuto; e cfr. M. Barbi, in " Bull. " XXV [1918] 72). D. vuol dire che Sempre la confusion de le persone nuove, diverse e immigrate, principio fu del mal de la cittade, come il cibo che si sovrappone e mescola con altro non ancora digerito è causa in noi di malattie. Ed era dottrina medievale comune, derivata da Aristotele (Polit. III 3, VI 10). Il Lana scrive: " La moltitudine del cibo che è messa nello stomaco, innanzi che l'altro cibo preiacente sia digerito, è principio e genera malizia, imperquello che l'uno corrompe l'altro ". E il cibo " che s'aggiunge a quello che è mangiato prima: imperò che impaccia la digestione e così fa corrompere lo cibo che era incominciato a smaltire, e convertirsi in mali omori; unde poi si generano le infirmitadi e seguitane alcuna volta la morte; e così addiviene nelle cittadi per li nuovi uomini che vi s'appongnano, che mettono divisioni e discordie, e guastanosi le cittadi et alcuna volta si disfanno " (Buti).
Conviene forse rivedere, in Cv IV XIV 13, l'emendamento s'[a] ppone proposto dalla Simonelli (cfr. ad l.), invece che si suppone proposto dal Romani e da tutti accolto, ove a. varrebbe " immaginare facilmente " (cfr. l'edizione Simonelli, ad l.). Richiamandoci al soppone, citato dalla Simonelli, potremmo intendere così la locuzione: sì come s'oppone, " si obietta ", si fa opposizione opinando da parte degli avversari di Gherardo da Camino (cfr. § 12-13).