APPOGGIATURA (fr. appoggiature; sp. apoyatura; ted. Vorschlag; ingl. appoggiatura)
Fatto armonico dove, "in battere" del moto ritmico, s'introduce senza preparazione in un accordo una nota od un accordo che gli sono estranei. Per es.:
L'appoggiatura può essere, come in A, discendente, oppure, come in B, ascendente. Secondo la teoria tradizionale l'appoggiatura (quale dissonanza) dev'essere risolta come nei due esempi dati sopra; ma in tempi recenti, fattosi frequente l'uso di dissonanze non risolte, vi fu chi pensò che anche l'appoggiatura possa non venire risolta. Per es.:
In quest'altri esempî, se si elidono le notine di risoluzione, resta un seguito di combinazioni dissonanti incatenate. C'è chi spiega così varî fatti dell'armonia odierna.
Anche nei secoli scorsi l'appoggiatura si prestò a combinazioni che andavano oltre la teoria d'allora e talvolta si prestò ad arditezze armoniche anche notevoli, tanto che i compositori, non sapendo come giustificare quelle combinazioni, adoperarono una maniera di scrivere le appoggiature, che rappresentava bene il criterio teorico di chi scriveva.
L'appoggiatura può avere anche carattere prevalentemente melodico. In passato si scriveva con una notina non fornita di valore proprio, ma che prendeva il suo valore togliendolo alla nota successiva. Essa può essere lunga o breve, semplice o doppia, superiore o inferiore (v. abbellimento).
Oggi siffatta notazione è del tutto abbandonata. Restano soltanto le acciaccature (v.), notine d'appoggiatura.