appo (apo)
È, nella lingua delle origini, l'equivalente di ‛ presso ', con tutta la varietà di accezioni che è propria di questa preposizione, e del lat. apud di cui è diretta continuazione (l'incrocio con ad post dev'essere considerato secondario, dal momento che in documenti duecenteschi la grafia ‛ apo ' prevale nettamente su ‛ appo ' [e cfr. anche Chiaro Assai m'era 26, 28; Tutto l'affanno 3, La mia disiderosa 39], per la preferenza da dare all'una o all'altra delle due varianti, si rinvia in particolare a quanto scrive Petrocchi, Introduzione 452, Castellani nel glossario ai Nuovi testi fiorentini 833, e Contini, Esperienze d'un antologista del Duecento poetico italiano, in Studi e problemi di critica testuale, Bologna 1961, 258 e n. 2). L'esemplificazione, abbastanza ricca nel Convivio dove la parola ricorre dieci volte, è quasi totalmente assente nelle altre opere (un solo esempio nella Commedia e uno nelle Rime), e precede sempre, in conformità con l'uso del tempo, nomi o pronomi di persona, o di cose personificate. Il significato più comune è infatti " nell'animo, nel giudizio, nel concetto di ", come in Rime XCVI 51 Null'altra cosa appo voi m'accagioni / del lungo e del noioso tacer mio, in Cv I IV 5 Onde appo costoro, che sono, ohmè, quasi tutti, la presenza ristringe l'una e l'altra qualitade (altro esempio, quasi identico, in IV 8), e nella più nota terzina di Taide: I f XVIII 135 " Ho io grazie / grandi apo te ?": " Anzi maravigliose! "; lo stesso significato, ma che si avvicina piuttosto a " da parte di ", in Cv IV XX 3 ciò dare non può se non Iddio solo, appo cui non è scelta di persone, traduzione letterale da s. Paolo Rom. 2, 11 " Non enim est acceptio personarum apud Deum ". " Di fronte a ", " rispetto a ", in Cv IV XV 5, 7 e 8 E questo è falsissimo appo lo Filosofo, appo la nostra Fede che mentire non puote, appo la legge e credenza antica de li Gentili... Che appo la nostra fede, la quale del tutto è da conservare, sia falsissimo, per Salomone si manifesta... E che appo li Gentili falso fosse, ecco la testimonianza d'Ovidio. Con valore più concreto, " nelle mani, in proprietà di ": Cv IV XII 9 E che altro cotidianamente pericola e uccide le cittadi ... tanto quanto lo nuovo raunamento d'avere appo alcuno?, cioè l'adunamento di ricchezze nelle mani di uno o di pochi privati; e XIII 11 Quanta paura è quella di colui che appo sé sente ricchezza... non pur di perdere l'avere ma la persona per l'avere!