BUONAFEDE, Appiano (Tito Benvenuto Buonafede)
Nato a Comacchio il 4 gennaio 1716, vestì nel 1734, prendendo il nome d'Appiano, l'abito dell'ordine celestino. I suoi Ritratti poetici storici e critici di vari moderni uomini di lettere, pubblicati nel 1745, furono messi all'Indice. Fu poi eletto segretario della sua congregazione, e, dopo due anni, segretario d'un monastero in Puglia, ove compose una commedia in versi sdruccioli, I filosofi fanciulli (Faenza 1754). Il suo terzo governo fu quello della Badia di S. Niccolò di Rimini, donde passò a Bologna. Qui intervenne nelle polemiche di F.M. Zanotti con Casto Innocenzo Ansaldi, e, contro Francesco De Courayer e Francesco Griselini, attaccò il Sarpi e difese la chiesa di Roma. Vennero poi l'Istoria critica e filosofica del suicidio (Lucca 1761), e il trattato Delle conquiste celebri esaminate col natural diritto delle genti (Lucca 1763). Nel 1764, avendo il Baretti nel n. XVIII della Frusta letteraria censurata la commedia I filosofi fanciulli, il frate scagliò contro il critico un violentissimo libello, Il bue pedagogo (Lucca 1764), a cui il Baretti rispose con otto virulenti Discorsi, che occupano ben sette numeri della Frusta. Il B. pubblicò poi i Versi liberi (Cesena 1766), poemetti lirici animati qua e là da spiriti pariniani, e il primo volume Della istoria e dell'indole d'ogni filosofia (Lucca 1766), che poté compiere soltanto nel 1781. Derivando in gran parte la materia dalla Historia critica philosophiae di J. J. Brucker (v.), il B. diede all'Italia la prima ampia storia della filosofia, deridendo tutte le filosofie e salvando solo la patristica e la scolastica, la filosofia perenne: opera più di letterato che di filosofo. Fu poi eletto procuratore generale del suo ordine a Roma e, nel 1777, generale, onde dové stabilirsi sulle squallide inospiti alture del Morrone. Tornato a Roma, nel 1780 riprese la sua storia della filosofia, pubblicò l'opera Della restaurazione d'ogni filosofia nei secoli XVI, XVII e XVIII (Venezia 1789), che finisce con la glorificazione del Vico e del Genovesi. Morì il 17 dicembre 1793. È certo che questo frate imitatore del Voltaire fu uomo d'ingegno acutissimo, di dottrina assai superiore a quella del Baretti, e scrittore non volgare, spesso arguto e vivace.
Sotto il titolo di Opere di Agatopisto Cromaziano, ie sue opere furono raccolte e pubblicate a Napoli, 1787-89, e Venezia 1795-96, in 16 volumi. Le due opere di storia della filosofia furono ristampate nella Collezione dei Classici Italiani., Milano 1837 e 1838.
Bibl.: Mazzuchelli, Scrittori d'Italia, s. v.; Antonio Buonafede, Elogio di A. Cromaziano, Ferrara 1794; F. Caetani, El. di A. C., Roma 1794; M. Scherillo, Una fonte del Socrate immaginario, in Giorn. stor. di lett. italiana, V (1885), p. 186; L. Piccioni, Studii e ricerche intorno a G. Baretti, Livorno 1889, passim. Sul B. come storico della filosofia: R. Bobba, Saggio intorno ad alcuni filosofi ital. meno noti, Benevento 1868, pp. iv e 417; B. Croce, Storia della storiografia in Italia nel sec. XIX, II, Bari 1921, pp. 88-89.