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appercezione

Dizionario di filosofia (2009)
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appercezione


Termine introdotto da Leibniz per indicare l’atto riflessivo attraverso cui l’uomo (del quale tale atto è proprio) diviene consapevole delle sue percezioni, che di per sé possono anche rimanere inavvertite. La percezione della luce e del calore, per es., di cui abbiamo l’a., è composta di molte piccole percezioni di cui non abbiamo l’ap­percezione. Un rumore che noi percepiamo ma a cui non facciamo attenzione, diviene appercepibile se subisce un piccolo aumento (Nuovi saggi sull’intelletto umano, 1704; II, 9, 4). Mentre le percezioni appartengono anche agli animali e alle piante, l’a. è propria dell’uomo in quanto le sue percezioni sono accompagnate dalla «potenza di riflettere». L’a. è con ciò, già per Leibniz, il fondamento ultimo della coscienza e dell’io: s’intende quindi come più tardi Kant, nella Critica della ragion pura (➔) (1781), abbia chiamato a. l’autocoscienza e a. pura (o originaria) quell’io penso che «deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni», costituendo l’unità trascendentale dell’autocoscienza. Tale a. pura si distingue dall’a. empirica, che è la coscienza nella totalità del suo contenuto, in cui l’Io penso è fuso con il dato dell’intuizione sensibile. Riprendendo questi stessi concetti nei Prolegomeni ad ogni futura metafisica (1783) Kant distinguerà la semplice coscienza o a. empirica che si esprime in giudizi soggettivi (giudizi percettivi) dalla coscienza in generale o a. pura, che si esprime in giudizi aventi valore universale e necessario (giudizi d’esperienza). Nel primo caso io accompagno con la coscienza ciascuna delle rappresentazioni. Nel secondo caso le compongo tutte l’una con l’altra e sono consapevole della loro sintesi. La caratteristica fondamentale dell’a. pura, secondo Kant, è quella «dell’oggettività». Per es., in base all’a. empirica potrei soltanto dire «ogni volta che sollevo un corpo, avverto un’impressione di peso», stabilendo un rapporto puramente soggettivo tra il sollevamento di un corpo e l’impressione di pesantezza. Questo non mi autorizzerebbe a dire «il corpo è pesante». Una affermazione del genere è possibile soltanto se il legame tra il corpo e la pesantezza è stabilito oggettivamente dall’a. pura (Prolegomeni, § 19). In un senso assai più empiristico, di sintesi delle percezioni, il termine a. fu usato da Herbart e da Wundt.

Vedi anche
trascendentale Nel linguaggio della filosofia scolastica, attributo di proprietà o attributi, che sono al di sopra di tutte le categorie, sorpassando in estensione tutti quanti i generi. In I. Kant il termine designa l’‘a priori’, come ciò che non deriva dall’esperienza, ma è condizione del costituirsi di essa. Si ... soggetto Argomento, tema oppure la persona o la cosa che viene presa in considerazione per determinati motivi. filosofia Come termine filosofico, soggetto ha assunto un significato che per certi aspetti è esattamente antitetico a quello che esso aveva in origine. Il latino subiectum, che traduce il greco ὑποκείμενον, ... Gottfried Wilhelm von Leibniz Leibniz ‹làibniz›, Gottfried Wilhelm von. - Filosofo e scienziato (Lipsia 1646 - Hannover 1716). Dopo aver studiato filosofia a Lipsia, matematica a Jena e diritto a Altdorf, entrato in rapporto con i Rosacroce conobbe Johann Christian barone di Boineburg: gli incarichi che ebbe da questo gli permisero ... innatismo In filosofia, concezione che considera l’uomo in possesso fin dalla nascita di determinate conoscenze, anteriori quindi all’esperienza. A questo significato se ne affianca talvolta un altro che rinvia all’esistenza nella mente di capacità ordinatrici e regole di conoscenza non derivate dall’esperienza ...
Altri risultati per appercezione
  • appercezione
    Enciclopedia on line
    Termine filosofico introdotto da G. Leibniz per indicare l’atto riflessivo attraverso cui l’uomo diviene consapevole delle sue percezioni, che di per sé possono anche rimanere inavvertite; l’a. è dunque il fondamento ultimo della coscienza e dell’io. I. Kant chiamò a. l’autocoscienza e a. pura (o originaria) ...
  • APPERCEZIONE
    Enciclopedia Italiana (1929)
    È parola e, in parte, anche concetto introdotto nel linguaggio filosofico da Leibniz per superare la difficoltà, messa in evidenza da Locke, di percezioni di cui si è inconsapevoli (Nuovi saggi sull'intelletto umano, lib. II, cap. IX, § 4). A tali percezioni manca un atto riflessivo che le renda vera ...
Vocabolario
appercezióne
appercezione appercezióne s. f. [dal fr. aperception, der. di apercevoir «percepire» (che a sua volta è der. di percevoir, dal lat. percipĕre «percepire»)]. – In filosofia, termine introdotto da Leibniz per indicare la percezione di una...
appercettivo
appercettivo agg. [tratto da appercezione]. – Che riguarda l’appercezione.
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