apparente
. Participio presente del verbo ‛ apparire ' (v.), usato con valore aggettivale: " che si mostra ". L'anima in cui è infusa da Dio la gentilezza non la si tiene ascosa, / ché dal principio ch'al corpo si sposa / la mostra infin la morte (Cv IV Le dolci rime 122-124): a commento dei versi successivi Ubidente, soave e vergognosa / è ne la prima etate, D. scrive: mostra quello per che potemo conoscere l'uomo nobile a li segni apparenti (IV XXIII 4), che sono gli effetti operati dalla bontà divina. La medesima espressione torna in XXVI 1. Non dissimile è il senso di a. nella definizione del riso: E che è ridere se non una corruscazione de la dilettazione de l'anima, cioè uno lume apparente di fuori secondo sta dentro? (Cv III VIII 11); si confrontino il periodo immediatamente precedente, Dimostrasi [l'anima] ne la bocca, quasi come colore dopo vetro, e la bella similitudine del § 9, dove gli occhi e la bocca sono chiamati balconi de la donna che nel dificio del corpo abita, cioè l'anima; però che quivi, avvegna che quasi velata, spesse volte si dimostra.
La frase di Detto 358 E gli amici e' parenti no gli son apparenti, si spiega " gli amici e i parenti non si mostrano a lui ", " gli voltano le spalle ", " non si fanno vivi " (notevole qui, in ‛ essere a. ', il valore participiale), come è confermato dai versi che seguono: ciascun le ren gli torna / e ciascun se ne torna.
In Cv IV XXVII 15 Sono molti, certo desiderosi d'essere apparenti e gloriosi, è traduzione da Cicerone (Off. I XIV 43): " Sunt enim multi et quidem cupidi splendoris et gloriae "; la parola vale dunque " illustri ", nel significato insieme etimologico e figurato.