APPARECCHIATURA (fr. apprêtage; sp. apresto; ted. Appretur; ingl. fabric dressing, finishing)
Per apparecchiatura s'intende tutta la serie delle operazioni che si fanno subire ai tessuti dopo la tessitura, allo scopo di sviluppare e mettere in evidenza i caratteri delle fibre che li compongono e di dare loro l'apparenza migliore possibile e le qualità più adatte all'uso a cui sono destinati. E siccome i tessuti possono essere costituiti di fibre animali (lana e seta) o di fibre vegetali (cotone, sete artificiali, lino, ecc.), oppure anche di miscugli differentissimi di fibre animali e vegetali, le operazioni che si devono applicare nei varî casi sono generalmente diverse, poiché le proprietà intrinseche e quelle da sviluppare sono ben differenti secondo che si tratti di tessuti a base di fibre animali o vegetali o miste. Inoltre occorre aggiungere che anche per i tessuti, fatti con la stessa qualità di fibre, gli effetti e i risultati che si vogliono ottenere coll'apparecchiatura sono, in molti casi, ben diversi. Basta, a questo riguardo, accennare alle numerose varietà di stoffe di lana, che si trovano in commercio e per la cui apparecchiatura si richiedono trattamenti assai differenti.
Un tessuto, come viene dal telaio, è in generale irregolare nella sua composizione o tessitura, difettoso, non compatto, a peli e fili e superficie disuguali, imbrattato di sostanze incollatrici e di sudiciume, e perciò il suo aspetto è tutt'altro che gradevole e nessuno forse si rassegnerebbe a vestirsi di un tessuto in simili condizioni. Invece, ad apparecchiatura finita, il tessuto molte volte non si riconosce più all'apparenza e al tatto, come, ad es., nei panni di lana, specialmente se sottoposti a feltratura. I tessuti inglesi di lana sono generalmente rinomati per l'apparecchiatura accurata a cui vengono sottoposti. In alcuni casi poi, come in molti tessuti di lana, l'apparecchiatura ha anche lo scopo di renderli più sodi e più resistenti all'uso.
Le operazioni di apparecchiatura si possono dividere in due categorie: quelle per tessuti a fibre animali e quelle per tessuti a fibre vegetali. Inoltre, nei due casi, si potrebbero ancora distinguere quelle preliminari o di preparazione e quelle dette, più propriamente, di rifinizione.
Per l'apparecchiatura dei tessuti di lana le operazioni che si devono generalmente praticare, sono:
1. la rammendatura, che generalmente si fa in sucido, cioè sul tessuto come viene dal telaio; essa ha lo scopo di togliere e di riparare i difetti di tessitura e di orditura;
2. la lavatura, che ha lo scopo di eliminare le sostanze incollatrici date all'ordito del tessuto, e tutte quelle altre impurità che possono essere venute ad imbrattare la fibra durante le operazioni di cardatura e di tessitura; si fa in macchine speciali, dette lavaggi, in cui il tessuto viene alternativamente imbevuto di una soluzione detersiva (soluzioni di soda e di sapone) e poi spremuto fra una o più coppie di cilindri, generalmente di legno. Dopo un certo tempo alla soluzione detersiva si sostituisce l'acqua pura a corrente continua e si prosegue l'operazione fino a che le sostanze detersive e tutte le impurità siano state eliminate;
3. la carbonizzazione: quest'operazione ha lo scopo di eliminare le impurità vegetali che possono essere contenute fra le fibre della lana costituenti il tessuto (v. carbonizzazione). Qualche volta quest'operazione, quando le particelle vegetali sono in piccola quantità, viene sostituita dalla pinzatura, ossia eliminazione mediante la pinza, eseguita a mano da operaie, dette perciò pinzatrici;
4. la feltratura o gualca: è questa una delle operazioni più importanti dell'apparecchiatura dei tessuti di lana e ha lo scopo di rendere il tessuto più compatto. Di quest'operazione si dirà in modo speciale (v. follatura);
5. la garzatura, detta anche striccatura in qualche caso (v. appresso), ha lo scopo di estrarre parzialmente le fibre superficiali dei tessuti in modo che queste vengano a sporgere dalla superficie di essi e diano loro un aspetto lanoso e nello stesso tempo più pieno e più morbido al tatto. Questo effetto si ottiene mediante il passaggio ripetuto, sul tessuto più o meno imbevuto d'acqua, di strati consecutivi dei cosiddetti cardi dei lanaiuoli, i quali, a mezzo delle asperità e punte rigide e leggermente curvate che portano alla superficie, scompongono parzialmente i fili superficiali del tessuto mettendo in libertà una parte della fibra. Oggidì si può, in certi casi, ottenere lo stesso effetto, anche mediante apparecchi muniti di punte metalliche diritte o leggermente ricurve. Talora la garzatura si fa solo sul dritto o sul rovescio del tessuto, in altri casi sulle due superficie contemporaneamente. Quando si vuole ottenere un effetto moderato e si adoperano solo i cosiddetti cardi dei lanaiuoli e non quelli metallici, l'operazione della garzatura viene anche detta striccatura;
6. la cimatura: quest'operazione si fa mediante macchine speciali, munite di cilindri a lame elicoidali taglientissime, che, girando rapidissimamente sulla superficie del tessuto, ne tagliano ed asportano le parti più prominenti della pelurie in modo da ridurle tutte allo stesso livello e dare così al tessuto un aspetto più uniforme. Secondo che dette lame vengano tenute, nella rotazione, più o meno vicine al tessuto, anche il taglio del pelo avviene più o meno a fondo. Si ottengono così effetti diversi e cioè stoffe rasate, melton, ecc. Oggidì per questa operazione e per la qualità di stoffe cosiddette rasate, si ricorre alla bruciatura (gassatura) del pelo, facendo lambire il tessuto teso e in movimento da fiamme ottenute con la combustione del gas di carbon fossile, mescolato con l'aria in certe proporzioni, per aumentare il suo effetto calorifico e comburente;
7. il decatissaggio: quest'operazione ha lo scopo di fissare, di rendere stabile la posizione che ogni fibra ha nel tessuto, in modo che l'effetto prodotto dalle precedenti operazioni sia permanente e di dare nello stesso tempo al tessuto stesso una certa rigidita di fibre, per cui al tatto appaia come costituito di materiale più robusto e resistente. Altre conseguenze di questo trattamento sono la irrestringibilità del tessuto durante l'uso e quando venġa sottoposto a bagnatura, la minore facilità di conservare i segni quando venga sottoposto a piegature od a deformazioni di qualunque genere, e, infine, la proprietà di non macchiarsi quando venga spruzzato con gocce d'acqua o subisca l'aziane della pioggia. Il decatissaggio si pratica in autoclavi, generalmente cilindrici, in cui il tessuto viene sottoposto all'azione del vapore a 1-2-3 atmosfere per 5-10 e anche 20 minuti;
8. il potting: con questa parola inglese si suol indicare un'operazione speciale che si fa subire ai tessuti di lana per ottenere, in parte, gli stessi effetti dell'operazione precedente, ma specialmente per conferire loro un lucido speciale e stabile, dovuto al fatto che con questo trattamento tutto il pelo del tessuto viene disposto verso una data direzione e fatto piegare e quasi aderire alla superficie del tessuto. Esso così presenta una superficie quasi liscia, uniforme, e può quindi riflettere la luce e per conseguenza apparire lucido e brillante nel miglior modo possibile. L'operazione viene fatta avvolgendo il tessuto sopra un cilindro di legno in movimento che viene fortemente premuto da un altro cilindro soprastante. il quale gira in senso contrario. Per aumentare l'effetto, il primo cilindro è immerso per circa tre quarti della sua superficie in acqua più o meno calda e talora anche bollente. Il trattamento in acqua bollente si dà talora ai tessuti greggi, come vengono cioè dal telaio, che si lasciano poi raffreddare arrotolati sui cilindri: in tal modo i tessuti resistono meglio e non subiscono deformazioni durante le successive operazioni di lavatura, follatura, ecc.;
9. la pressatura e la calandratura: queste due operazioni hanno lo scopo di completare il lucido del tessuto e nello stesso tempo di pareggiare la sua superficie, di ottenere cioè lo stesso effetto che si ottiene col ferro da stiro.
Per la pressatura si dispone il tessuto fra cartoni duri e lisci, alternati con lastre di ferro riscaldate in precedenza o che si possono riscaldare dopo messe a posto. Si compone così una colonna di varî tessuti, che viene sottoposta ad una pressione di parecchie atmosfere e che si lascia a posto per circa 12 ore. Qualche volta la pressatura si fa anche a freddo; l'effetto però in questo caso è meno accentuato e duraturo.
Per la calandratura si fa passare il tessuto, talora leggermente umido, fra un grosso cilindro di metallo, generalmente di bronzo e riscaldato più o meno fortemente, secondo le qualità delle stoffe da trattare, e una superficie ricurva pure di metallo, generalmente di ottone, e sottostante al cilindro. Il tessuto viene così a subire per pochi secondi una pressione che concorre a modificare la direzione dei peli superficiali e nello stesso tempo pareggia e rende più uniforme il tessuto. L'effetto però prodotto dalla calandratura è meno stabile e duraturo di quello prodotto dalla pressatura.
In generale ai tessuti di lana non si aggiungono delle sostanze gommose o di altro genere a scopo di apprettatura. Solo nella ritintura degli abiti usati, dove non si può applicare il decatissaggio e le altre operazioni suesposte, si supplisce con la immersione in una soluzione debolissima (1-2%) di gomma o d'altro inspessente, e poi, senza rilavare, si centrifuga e si passa senz'altro all'asciugamento e alla stiratura.
Per l'apparecchiatura dei tessuti di seta pesanti non si richiede, nel maggior numero dei casi, alcuna operazione o trattamento, poiché questi tessuti, come vengono dal telaio, hanno già una bella apparenza di tessuto finito. Perciò essi si sottopongono unicamente alla rammendatura e all'eliminazione dei difetti di tessitura; poi si rilavano, quando occorre, in largo con soluzioni saponose perfettamente neutre, si fanno asciugare e si sottopongono alla pressatura per migliorare e rimettere a punto il lucido naturale di questa fibra e per fare sparire le leggiere e poche disuguaglianze che possono esistere nel tessuto. Talora si dà anche una lucidatura supplementare facendo subire ai tessuti un passaggio a sfregamento fra lastre metalliche molto liscie: questo trattamento si dà a mano o mediante macchine apposite.
Invece per le stoffe leggiere di seta non solo si praticano i trattamenti qui indicati per le stoffe pesanti, ma si dà generalmente una speciale lucidatura e pressatura nonché un appretto (sostanze gommose incolori e trasparenti) per dare al tessuto una maggior brillantezza, un maggior spessore e una certa apparenza di consistenza e di solidità. Ma siccome l'aggiunta di queste sostanze rende i tessuti un po' ruvidi al tatto, si deve, per restituir loro almeno in parte la morbidezza primitiva, passarli in macchine speciali, munite di rulli a leggiera scannellatura, che dirompono il tessuto e distruggono così la rigidità prodotta dall'appretto.
Quasi sempre poi si richiede che i tessuti di seta presentino un fruscio speciale (craquant) che in piccola parte la fibra della seta già possiede naturalmente, ma che si può accentuare con trattamenti speciali, generalmente acidi (acido tartarico, citrico, stearico, ecc.), che si dànno per ultimi, poiché in seguito il tessuto non deve più venir rilavato, ma solo spremuto e sottoposto direttamente ad asciugamento.
Per l'apparecchiatura dei tessuti di cotone le operazioni e i trattamenti che si richiedono sono in generale un po' differenti da quelli indicati per i tessuti di lana, quantunque vi siano pure dei trattamenti che corrispondono all'incirca a quelli indicati per i tessuti di fibre animali. L'apparecchiatura ha grande importanza anche pei tessuti di cotone e si può quasi dire che sono appunto questi tessuti che guadagnano di più dalle operazioni di rifinizione.
Le operazioni a cui generalmente vengono sottoposti i tessuti di cotone, sono:
1. la rammendatura e la pinzatura, che hanno lo scopo di eliminare i difetti di tessitura e di togliere dai tessuti i nodi e le impurità meccaniche, come i residui di frutta, pagliuzze, detriti di capsule di cotone, ecc. Una volta questo lavoro era fatto unicamente a mano; oggidì può esser fatto, almeno in parte, con macchine che funzionano in modo perfetto e sono di gran lunga superiori per rendimento;
2. la gassatura o eliminazione del pelo superficiale ed irregolare del tessuto mediante passaggio del tessuto, teso e leggermente umido, su fiamma di gas che distrugge la pelurie bruciandola senza danneggiare il tessuto stesso. Questa eliminazione si potrebbe anche fare con le cimatrici, come si è indicato sopra per la lana, ma richiederebbe assai più tempo e lavoro. Per cui il metodo della gassatura viene oggidì generalmente preferito ed adoperato. Vi sono anche nell'industria cotoniera macchine con le quali si può ottenere lo stesso effetto, facendo passare i tessuti in vicinanza di lastre metalliche, rese incandescenti mediante la corrente elettrica;
3. il candeggio: questo, se non a fondo, almeno parziale, è quasi sempre necessario per i tessuti di cotone e specialmente per quelli che si vendono in bianco e che rappresentano generalmente la parte più importante della produzione. Per il candeggio si sottopone il tessuto prima al trattamento in autoclave per più ore e sotto pressione di 2-3 atmosfere, con soluzione di soda caustica a 2-3 gradi Bé. Poi si lava, si acidifica, si rilava e si passa in soluzione di cloruro di calce a 1/2-1° Bé, fino ad ottenere il bianco voluto che si può ancora migliorare con un successivo passaggio in soluzione debole di acido cloridrico. Quest'acido completa l'azione candeggiante del cloruro di calce e toglie dal tessuto la calce che può esservi rimasta. I gradi del bianco che così si ottengono sono tre: 1. bianco per tele comuni; 2. bianco per tele madapolam o per davanti di camicie; 3. bianco per tessuti da stampa. Questo ultimo deve essere spinto alla massima purezza. Dopo il candeggio talora si dà l'azzurro, e ciò per avvivare e rendere più bello il bianco ottenuto;
4. l'amidatura: mentre per le stoffe di lana, come si disse, non si applica quasi mai alcuna sostanza gommosa o inspessente, per quelle di cotone invece quest'operazione è comunissima. In generale si adoperano a questo fine numerose sostanze, dette, con termine generale, appretti, e che consistono, nel maggior numero dei casi, di sostanze gommose, feculacee ed amidacee e di destrina, inspessite con l'aggiunta di polveri minerali o terre bianche, quali il caolino, la terra-follone, il gesso, la barite, il talco, ecc. Si fanno con le dette sostanze delle paste più o meno fluide, delle quali si imbevono, per mezzo di macchine speciali, tessuti, che poi si lisciano e si stirano sottoponendoli all'azione di altre macchine atte a pressare ed a calandrare. Le sostanze adoperate per la composizione di queste paste sono svariatissime, ed è pure assai varia la composizione delle singole paste adatte per i differenti tessuti, diversa, si può dire, da fabbrica a fabbrica.
Altre operazioni per l'apparecchiatura dei tessuti di cotone sono la garzatura o felpatura, la mercerizzazione, la impermeabilizzazione, ecc., che si applicano in casi speciali e solo per certe qualità di tessuti.
Per l'apparecchiatura dei tessuti di lino, di canapa, di ramia, ecc., non vi sono operazioni speciali; e, in generale, si può dire che, dopo il rammendo e la pinzatura, si passa senz'altro il tessuto al candeggio, poi ad una leggiera inamidatura, seguita da calandratura.