app
s. f. Programma applicativo informatico.
• [tit.] L’edicola in un’app [testo] Si chiama Zinio l’edicola virtuale sull’iPad che raccoglie un’offerta di 2500 riviste da tutto il mondo in un’unica applicazione. La versione italiana dell’app è arrivata a fine maggio. […] La caratteristica di Zinio […] è quella di operare su più piattaforme, cosicché chi acquista la rivista può poi vederla su pc e telefonino oltre che su iPad. (Andrea Secchi, Italia oggi, 27 luglio 2010, p. 18) • «Lo sviluppo di applicazioni serie legate alla salute è positivo, perché i programmi aiutano a sensibilizzare più persone sul proprio stato fisico e sul proprio benessere ‒ afferma Mariano Corso, dell’osservatorio Digital innovation del Politecnico di Milano ‒. Basti pensare che alcuni programmi, quelli accreditati dai medici, sono consigliati dagli stessi specialisti per tenere sotto controllo determinati parametri. Mi riferisco alle app dotate di sensori super tecnologici. Queste, per esempio, avvicinano i pazienti ai dottori perché li spingono a fare controlli seri se i valori indicati dallo smartphone non sono positivi». (Daniela Uva, Giornale, 6 luglio 2015, p. 16, Controcorrente) • L’app è in grado di leggere in tempo reale un post e, confrontandosi con un archivio digitale sempre aggiornato, capire se una certa notizia arriva da un sito a rischio o da uno affidabile, e quindi eventualmente bloccarla. Purtroppo per fare davvero pulizia nei social non basta un’app o un «poliziotto del web». Costa fatica. Molta fatica. (Gigio Rancilio, Avvenire, 19 novembre 2016, p. 3, Idee).
- Forma abbreviata del s. ingl. app(lication) ‘applicazione’.
- Già attestato nel Corriere della sera del 12 febbraio 2005, p. 45 (Gabriele De Palma).