APOTROPAICO (gr. ἀποτρόπαιον, βασκάνιον, περίαπτον, τέλεσμα, ϕυλακτήριον; lat. amuletum, amolimentum, alligatura, fascinum)
Aggettivo che designa tutto ciò che serve ad allontanare e a frustrare un'influenza malvagia (v. iettatura). La ragione d'esistenza di ogni ἀποτρόπαιον deriva in linea retta dalla teoria democritea degli εἴδωλα che si staccano dagli oggetti e vanno a colpire chi guarda; a rigore anche lo sguardo riflesso dall'acqua può danneggiare la stessa persona che vi si specchia. Per evitare quindi gl'inconvenienti, è necessario andare armati in guisa da obbligare ogni raggio visivo pericoloso a deviare.
Tanta è la varietà dei mezzi apotropaici, forse non ancora sufficientemente studiati, che si stenta a trovare in ogni caso la regola e l'interpretazione. In linea generale può dirsi che ogni oggetto di suppellettile può assumere il valore apotropaico a seconda del volere e dell'intenzione di chi l'adopera; ciò poi a maggior ragione si verifica se vi s'inscrive o una formula magica o un disegno. Se da un lato quindi certi determinati oggetti sono a priori preferiti, come alcune pietre rare, alcune piante, alcuni animali o parti di essi (iena, lupo; denti, pelo, escrementi), le parti del corpo e della veste di uomini suppliziati e di gladiatori: d'altra parte, in ogni bulla, in ogni pendaglio, in ogni phalera, oltre la figura o la maschera eventualmente scolpita esteriormente, si deve generalmente ammettere l'esistenza di un foglio di carta o di argento o di piombo inscritti. Analogamente hanno significato apotropaico i chiodi magici con segni e iscrizioni: con essi si solevano trafiggere le figurine di legno o di cera rappresentanti persone ostili, o, confitti e nascosti in terra, e davanti alle porte dei nemici, dovevano sviarne il cammino.
Si dicono in generale Ephesia grammata (abramas, abracadabra, ecc.) queste iscrizioni di scopo e significato apotropaici, di origine per lo più orientale e redatte in una lingua mista, semi-intelligibile (fig. 1).
Frequenti oggetti apotropaici sono le mani votive, o effigiate sulla stele o scolpite a parte, con le dita aperte, o in parte ripiegate (fig. 3); e i caratteristici dischi di Taranto-Metaponto coi molteplici attributi delle varie divinità (fig. 2). Questa coesistenza di varî simboli sugli oggetti apotropaici dipendera naturalmente dall'incertezza circa la divinità più indicata per un dato scopo magico, e dalla paura di dimenticarne qualcuna; questi oggetti sogliono dirsi pantei.
Ma senza dubbio l'elemento apotropaico per eccellenza è, oltre le parti sessuali femminili, il fallo. Sulle porte delle abitazioni e dei muri delle case, davanti alle città (Alatri, e, indirettamente, Volterra), la figura fallica ha il preciso ufficio dì tener lungi la peste o il nemico, come negli orti la spudorata effigie di Priapo doveva allontanare i ladruncoli.
Altro elemento psicologico importante per l'origine di oggetti e atteggiamenti apotropaici, ma che però si confonde facilmente con gli altri moventi suesposti, è la superstizione, diffusissima nell'antichità, del malocchio. L'invidia e ogni influenza malvagia si esercitano principalmente dall'occhio donde si distaccano certe particelle concrete che penetrano nell'oggetto guardato. Sono quindi squisitamente apotropaiche sotto questo rispetto quelle figurine rappresentate nell'atto di turare con le mani i due più pericolosì orifizî del corpo, la bocca e l'ano; e le figurine, per lo più plumbee, con le parti sessuali rovesciate; e ogni rappresentazione di uomini e cose brutte: caricature, pigmei, mostriciattoli, maschere gorgoniche, satiriche, Acheloi, homines cacantes, ecc. (fig. 4). Molto spesso si adopera come mezzo omeopatico la figura dell'occhio stesso, solo o reduplicato, riprodotta ovunque su lampade, medaglie, vasi, prua della nave, scudi, monete.
È evidente, data l'importanza delle superstizioni funerarie degli antichi, che l'ambiente preferito e più adatto allo sviluppo e all'uso di tutti questi mezzi apotropaici è proprio quello delle tombe, con lo scopo precipuo della difesa del morto; e, se è lecito e possibile fare una preferenza, questa dev'esser lasciata per la Crimea poiché questa regione ci ha forse dato la maggior quantità di suppellettile funeraria apotropaica (fig. 5).
Oggetti ed atti apotropaici infine assai comuni sono campanelli, scarabei, conchiglie (cunnus): tutti oggetti tombali; il mostrare qualche parte del corpo nuda; ìl noto gesto di "far le fiche" orinare sull'immagine di qualche nemico; sputare su sé stesso alla vista o al contatto di una persona odiosa, o quando si tema d'ingelosire gli dei; sputare su di un altro, se costui si loda troppo e si teme che gli dei lo puniscano.
Bibl.: L'opera classica resta sempre quella dello Jahn, in Berichte d. Ges. d. Wiss., Lipsia 1854, p. 45 segg.; 1855, p. 28 segg. V. anche S. Seligman, Der böse Blick und Verwandtes, Berlino 1910.