APONIO (lat. Aponius e Apponius)
Esegeta latino fiorito nella prima metà del sec. V d. C., probabilmente a Roma. Non ci è noto altrimenti che per la sua opera, un commento al Cantico dei Cantici (In Canticum Canticorum explanatio) in dodici libri, giunta a noi intera in un solo codice sessoriano, ora nella Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma, n. 2152. Anche per le stampe se n'ha una sola edizione completa, per cura di G. Bottino e G. Martini, cisterciensi (Roma 1843).
Ne restano altri codici, ma tutti mutili della seconda metà, cioè mancanti dei libri 7-12. Su uno di tali codici fu pubblicato per la prima volta il nostro commento a Friburgo in Brisgovia nel 1538. Ai sei libri mancanti si supplì con le parti corrispondenti del compendio o estratto di tutto il commento, che ne fece Luca premonstratese, abbate di Mont Cornillon nel Belgio, nel sec. XII. Questo estratto è una prova del pregio in cui era tenuto il commento di Aponio. Altra prova: lo citano con onore Beda (morto nel 735), Angelomo di Luxeuil (morto nel 855) e i glossarî biblici in voga nel Medioevo, i quali chiamano l'autore "Pomponio". L'età in cui questi visse si deduce dal commento stesso, che, avendo a base gli exemplaria Hebraeorum (prefazione), ossia la versione dall'ebraico fatta da S. Girolamo sullo scorcio del 397, non poté esser composto prima del 400, ed esaltando, p. 237 segg., la pax romana, che lega tutte le genti, anche barbare, non sembra aver ancora sentore delle invasioni ostrogote del 410. A Roma o vicinanze ci porta poi l'insistenza e l'ardore onde l'autore all'occasione esalta il primato di S. Pietro e della Chiesa romana.
Il commento di Aponio segna un lodevole sforzo di aprire una nuova e miglior via all'esegesi biblica, adottando, per il primo, la versione dal testo originale fatta da S. Girolamo. Per il resto rientra nella solita carreggiata dell'esegesi allegorica: lo sposo è Cristo la sposa è la Chiesa, la Cantica celebra l'ardente amore e l'intima unione dell'uno con l'altra. Il commento è caldo d'affetto e ricco di pensieri, ma prolisso e piuttosto confuso. Stile e lingua sono meglio che mediocri, per quel tempo, e non porgono sufficiente fondamento all'opinione di taluno, che diede all'autore un'origine semitica, orientale.
Bibl.: J. Witte, Der Kommentar des Aponius zum Hohenliede, Erlangen 1903 (tesi di laurea); O. Bardenhewer, Geschichte der altkirchl. Literatur, IV, p. 601 seg.