APOLLONIO (v. vol. I, p. 483)
Di un monumento che i suoi allievi gli avevano innalzato a Delfi, ci è pervenuta solo la base con l'iscrizione: Άπολλώνιον τὸν σοφιστή ν oἱ μαϑηταί (Dittenberger, Syll.3, n. 828). Nessun ritratto scultoreo del filosofo è stato identificato finora con sicurezza.
Certamente gli furono dedicate delle statue, soprattutto in età severiana, quando fu scritta la Vita Apollonii di Filostrato, e come presuppongono le fonti menzionate. Di un ritratto di Α., rinvenuto insieme ad altre imagines clipeatae in una piccola biblioteca di Via dello Statuto a Roma (R. Lanciani), si sono perdute le tracce.
Punto fermo dell'iconografia del filosofo rimane tuttora l'immagine di un contorniato di IV sec. d.C., accompagnata dall'iscrizione APOLLONIUS TEANEUS, che lo mostra con folta barba, la chioma cinta da una corona di alloro e la mano parzialmente nascosta dal mantello. È questa l'epoca in cui la fama di A. taumaturgo e mago raggiunse l'apice. Per la somiglianza con l'immagine del contorniato e la corrispondenza di atteggiamento (analogo gesto del braccio, parzialmente nascosto dal mantello), si è voluto riconoscere un ritratto di A. in un busto marmoreo di età severiana, già a Wilton House, attualmente a Milano (commercio antiquario), che oltretutto reca l'iscrizione 'Απολλώνιος Θυαν[εύς]. I lunghi capelli e la lunga barba, il bell'aspetto, nonostante l'età avanzata, cui allude Filostrato (1, 8; VI, 11; vii, 34, 36; VIII, 6, 7) sarebbero espressi con maggiore efficacia nella versione marmorea che non nella riduzione in piccolo modulo del contorniate, che dalla prima dipenderebbe (S. Settis). Tuttavia la regolarità delle lettere lascia supporre che l'iscrizione sia stata apposta sull'esemplare scultoreo da un erudito del XVII ο XVIII sec., che leggeva Filostrato e volle attribuire il nome famoso di A. a questo ritratto di sofista (J. Bernoulli, E. Alföldi).
Recentemente all'immagine del contorniato è stata accostata una delle erme tardoantiche della serie di Welschbillig, per una certa somiglianza, riguardante soprattutto la forma del mento e della barba, ma tale identificazione (E. Alföldi) rimane soltanto ipotetica.
È invece completamente superata l'identificazione con A. di un tipo iconografico, che era stato confrontato anch'esso con il contorniato, e che invece viene identificato, ormai, in modo convincente con Omero (v.). La fortuna iconografica di A. non si esaurisce nel IV sec. d.C. Un'ultima immagine del filosofo - presentato quasi come un santo cristiano - compare, contraddistinta dall'iscrizione, in affreschi post-bizantini, insieme con altri sapienti dell'antichità greca.
Bibl.: G. M. A. Richter, The Portraits of the Greeks, iii, Londra 1965, p. 284; S. Settis, Severo Alessandro e i suoi Lari, in Athenaeum, L, 1972, p. 237 ss.; G. Hafner, Prominente der Antike. 337 Porträts in Wort und Bild, Düsseldorf 1981, p. 60 s.; E. Alföldi Rosenbaum, Animae sanctiores. Porträt-galerien berühmter Griechen und Römer aus dem späten vierten Jahrhundert n. Chr., in Pro arte antiqua. Festschrift H. Kenner, I, Vienna 1982, p. il ss., tav. ι, 1-4; H. von Heintze, Θειος ανηρ - Homo spiritualis, in Spätantike und frühes Christentum, Francoforte 1983, p. 180 ss.; L. A. Scatozza Höricht, Il volto dei filosofi antichi (Archaia, Storia degli studi, 2), Napoli 1986, p. 227 s.