PETROCCHI, Apollonio da Ripatransone
– Nacque da Giovanni, probabilmente a Ripatransone, presso Ascoli, intorno al 1420. L'ipotesi di data si può dedurre dal fatto che è attestato per la prima volta il 19 febbraio 1448 a Perugia insieme all'intagliatore Paolino di Giovanni da Ascoli, con il quale ricevette l'incarico di eseguire la cassa dell'organo della Cattedrale, costruito da frate Riccardo Chiavelli da Camerino (Rossi, 1874, pp. 280 s.). Pochi giorni dopo, il 25 febbraio 1448, i due maestri comparivano nuovamente insieme ad Assisi, dove stipularono un contratto per l'esecuzione di trentadue sedili per la nuova libreria del convento di San Francesco (Cenci, 1974-1976, I, p. 587), la cui quietanza finale fu registrata il 21 agosto 1448 (p. 590). Non si hanno poi più notizie su Petrocchi fino al 10 settembre 1467, quando figura come testimone in un atto notarile a Ripatransone (Grigioni, 1906, p. 14). Il 22 dicembre 1467 rilevò la commissione del nuovo coro della basilica inferiore di Assisi, subentrando a Paolino da Ascoli, morto pochi mesi prima (Cenci, 1974-1976, II, pp. 696 s.). Nell'impresa Petrocchi fu coadiuvato da Crispolto di Polto da Bettona in qualità di «compagno» e da vari collaboratori, fra cui Giovanni schiavo, Polimante della Spina, Liberatore da Foligno, Andrea da Montefalco e Tommaso Franchini da Firenze (Cristofani, 1908, pp. 41-43). Il coro venne tuttavia firmato dal solo Petrocchi (OPVS APPOL/LONII DE RIPA/TRANSONE CO/MPLETUM DE M/ENSE/APRELIS/1471), che ricevette il saldo finale il 7 maggio 1471 (p. 43). Durante i lavori, annotati nei registri di contabilità del sacro convento, Petrocchi fece ritorno varie volte a Ripatransone, dove è attestato il 21 ottobre 1469 e dove, fra agosto e ottobre del 1471, forse utilizzando i proventi del coro assisiate, acquistò alcuni terreni.
Il sodalizio con Paolino da Ascoli e i caratteri esecutivi e formali del coro di Assisi permettono di ricondurre la formazione di Petrocchi alla bottega ascolana di Giovanni di Matteo da Maltignano, padre di Paolino (Fabiani, 1951, pp. 222 s.; Novello, 2002, p. 416), iniziatore di una tradizione dell'intaglio ligneo che registra un significativo successo fra Marche e Umbria per tutto il XV secolo (Paoli, 2001; Coltrinari, 2004; Ead., 2006, pp. 54 s.; Ead., 2009). Tale tradizione, esemplificata dagli stalli della Cattedrale di Ascoli di Giovanni da Maltignano, si basa sull'adozione di forme gotiche e sull'impiego di un rilievo di soggetto vegetale o animale, di figurazioni umane e di trafori geometrici gotici, trovando forti connessioni con complessi corali della sponda orientale dell'Adriatico (Trionfi Honorati, 2000; Novello, 2002, pp. 416 s.). Gli allievi di Giovanni da Maltignano – i figli Paolino e Francesco, Giovanni di Stefano da Monteparo e Petrocchi stesso – introdussero gradualmente la tarsia a commesso di silio, con motivi di vasi di fiori e racemi vegetali e attenuarono le forme architettoniche gotiche dei complessi corali, preparando l'attività di un maestro come Domenico Indivini da Sanseverino, autore nel 1501 del coro della Basilica superiore (Coltrinari, 2006, pp. 55-58).
Simili caratteristiche si ritrovano nel complesso della Basilica inferiore di S. Francesco, l'unica opera ascrivibile con certezza a Petrocchi; la qualità dell'intaglio non permette infatti di assegnargli i resti di un coro nella chiesa di San Pietro di Castignano, attribuitogli da Maddalena Trionfi Honorati (1973; Montevecchi, 1998; Novello, 2002, p. 416). Il coro di Assisi è collocato nell'abside della Basilica inferiore ed è strutturato in due registri, attualmente di 29 stalli in quello superiore e di 18 in quello inferiore, non corrispondenti al numero di 31 indicato nei documenti; nel 1962 due stalli vennero estratti dal coro per fare posto al nuovo organo e riuniti a formare una panca nel Museo-Tesoro della Basilica di S. Francesco (Trionfi Honorati, 1980, p. 173; Novello, 2002, p. 414). Il registro superiore è coperto da una trabeazione piana decorata da una larga fascia di tarsia a toppo con un motivo di eliche in prospettiva. Nell'ordine maggiore ogni stallo consta di tre specchiature: una a rilievo con figurazioni vegetali simmetriche, una centrale a traforo geometrico e una inferiore intarsiata in commesso di silio con il motivo dei vasi di fiori; fasce di tarsia a toppo incorniciano gli specchi. Le tarsie sono opere documentate di due specialisti, Andrea da Montefalco (Novello, 2002, pp. 415-417) e Tommaso da Firenze, attivo in seguito nelle Marche fra Camerino e Tolentino (Coltrinari, 2009, pp. 129-138). Vera cifra stilistica della 'scuola ascolana' sono le figure umane e animali scolpite a tutto tondo nei braccioli, a formare un vario e vivace campionario figurativo allusivo della lotta contro il peccato e il male, riferibile al patrimonio figurativo medievale, diffuso soprattutto nella scultura, in pietra e nei cori nordici: presente nei cori di Paolino da Ascoli, venne trasmesso da Petrocchi da Ripatransone agli allievi, come Giovanni schiavo (pannelli dal coro già a San Catervo a Tolentino, 1472), Crispolto da Bettona e Polimante di Niccolò dalla Spina (coro di San Domenico a Perugia, 1476; cfr. Novello, 2002, pp. 417 s.; Coltrinari, in corso di stampa).
Non si conoscono luogo e data della sua morte, che risulta però già avvenuta il 12 novembre 1475 (Grigioni, 1906).
Fonti e Bibl.: A. Rossi, Giunte ai maestri d’organi e di legname, in Giornale di erudizione artistica, III (1874), pp. 280 s.; C. Grigioni, Maestro A. P. di Ripatransone, in Rassegna bibliografica dell’arte italiana, 1906, pp. 28-34; G. Cristofani, Per la storia dell’arte del legname nell’Umbria, in Augusta Perusia, III (1908), 3-5, pp. 40-43; G. Fabiani, Ascoli nel Quattrocento, I-II, Ascoli Piceno 1951; M. Trionfi Honorati, in Restauri nelle Marche: testimonanze, acquisti, recuperi, a cura di P. Torriti, Urbino 1973, pp. 130 s.; C. Cenci, Documentazione di vita assisana, I-III, Grottaferrata 1974-1976; M. Trionfi Honorati, Stalli corali, in Il Tesoro della Basilica di San Francesco ad Assisi, a cura di M.G. Cardi Dupré, Assisi-Firenze 1980, pp. 171-173; M. Trionfi Honorati, Arredi lignei nelle Marche, Bergamo 1993, pp. 11-17; B. Montevecchi, in Fioritura tardogotica nelle Marche, a cura di P. Dal Poggetto, Milano 1998, pp. 342 s.; M. Trionfi Honorati, Intaglio ligneo gotico sulle due sponde dell’Adriatico: i cori di Zara e di Ascoli Piceno, in Adriatico. Un mare di storia, arte, cultura, a cura di B. Cleri, II, Colonnella 2000, pp. 83-90; R. Paoli, L’attività dei maestri lignari marchigiani in Umbria nel XV e XVI secolo: mappa ragionata, in Mercatello e i Bencivenni. Una terra di provincia e i maestri di legname itineranti, a cura di C. Fratini, Sant’Angelo in Vado 2001, pp. 43-67; R.P. Novello, A. di Giovanni Petrocchi da Ripatransone (doc. 1448-1471) e collaboratori. Coro ligneo (1467-71), in La Basilica di San Francesco ad Assisi, a cura di G. Bonsanti, III, Modena 2002, pp. 413-418; F. Coltrinari, Tolentino crocevia di artisti alla metà del Quattrocento, Ascoli Piceno 2004, pp. 51-73; F. Coltrinari, Domenico Indivini e Sebastiano d’Appennino: una bottega di scultura e intarsio ligneo nelle Marche del Rinascimento, in Rinascimento scolpito. Maestri del legno tra Marche e Umbria, a cura di R. Casciaro, Cinisello Balsamo 2006, pp. 47-71; F. Coltrinari, Apollonio da Ripatransone, Tommaso di Antonio da Firenze e la tradizione lignaria ascolana del Quattrocento: cori e intagli fra Perugia, Assisi e le Marche, in Percorsi. Studi per Eleonora Bairati, a cura di P. Dragoni, Macerata 2009, pp. 117-140; F. Coltrinari, Persistenze medievali nell'intaglio ligneo adriatico del '400: il caso dell'intagliatore dalmata Giovanni di Matteo Schiavo tra Marche e Umbria, in Il Medioevo dopo il Medioevo. Iconografie, tipologie e modelli, Atti del Convegno, Lecce… 2012, a cura di R. Casciaro - M. Rossi, in corso di stampa.
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