Vedi APOLLONIA di Cirenaica dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
APOLLONIA di Cirenaica (᾿Απολλωνία, Apollonĭa)
Città antica sul luogo dell'attuale Marsa Susa, in Cirenaica. Nata come porto di Cirene (v.), non ebbe da principio altra denominazione che questa; prese invece maggiore sviluppo in età ellenistica, e fu appunto allora, non prima del IV sec. a. C., che trasse il suo nome dalla divinità protettrice della città di cui era lo sbocco al mare. Crebbe ancora di importanza nel basso Impero, per essere ormai le regioni dell'interno, e Cirene stessa, troppo minacciate dai Libi del Mezzogiorno, tanto da essere scelta, dopo Diocleziano, come sede del governatore della Libya superior; il suo nome si era mutato allora in quello di Σοζοῦσα, derivato dall'appellativo di una divinità salvatrice: donde il nome moderno.
Le rovine della città, poco esplorate finora, si distendono lungo il mare, alte sopra il livello di questo una decina di metri, per una lunghezza di circa ottocento metri e una larghezza di duecento. Il porto era costituito dallo specchio d'acqua compreso fra la spiaggia e una fila parallela di scogli, i quali presentano tracce di manufatti, pertinenti a un molo e probabilmente alla base di un faro. L'abitato era circondato di mura, di cui restano avanzi, con torri a pianta quadrata o circolare, di età verosimilmente tardo-imperiale o bizantina, almeno nel loro ultimo rifacimento. Verso E è l'acropoli, segnata da una maggiore elevazione del terreno al cui fianco si appoggia la cavea del teatro. Un acquedotto, con canale incavato, fatto di blocchi di pietra accostati l'uno all'altro, provvedeva, insieme con varie cisterne, al rifornimento idrico della città. Nel mezzo di questa un masso di roccia viva, probabile avanzo di latomia, fu trasformato in altare di Kallikrateia, forse una ninfa. Recenti scavi francesi hanno riportato alla luce resti di abitazioni e di un edificio termale.
Il monumento più cospicuo è una basilica cristiana, sorta al di sopra di costruzioni precedenti, delle quali tuttavia nulla di preciso può dirsi; della basilica stessa, nonostante ne siano state rialzate le colonne, incerte sono tuttora, per mancanza di una esplorazione metodica, le successive fasi di sviluppo: la sua cronologia può stabilirsi genericamente fra il V e il VI sec. Orientata con la fronte a O, di forma allungata, a tre navate, sembra che il suo ingresso in origine fosse eccezionalmente sul lato lungo N; l'abside era chiusa esternamente da un muro rettilineo. Venti colonne di cipollino, di differente modulo ed altezza, e quindi evidentemente prese da edifici preesistenti, dividevano la navata centrale dalle laterali; altre quattro colonne sorgevano agli angoli del basamento su cui era l'altare: le loro misure escludono che possano avere sorretto un ciborio, e fanno invece pensare che vi fossero piuttosto impostati i piedritti di una vòlta a crociera sormontante il centro della chiesa. L'abside, sopraelevata, era pavimentata a mosaico e fiancheggiata da due cappelle; a quella di sinistra succedette in un secondo tempo il battistero, in forma di cella a tre absidi, con vasca ellittica al centro; un ambiente annesso era probabilmente il consignatorium. Resti di altre due chiese, una delle quali di età giustinianea, sono a N-O e ad E presso il mare. Un piccolo museo, che esisteva nel luogo prima dell'ultima guerra, raccoglieva qualche scultura e la suppellettile di tombe di età ellenistica.
Bibl: E. Ghislanzoni, Notizie archeologiche della Cirenaica, in Notiz. Arch. Min. Col., I, 1915, p. 155 ss.; P. Romanelli, La Cirenaica Romana, Verbania 1943; id., La Basilica cristiana nell'Africa settentrionale italiana, in Atti IV Congr. Arch. Crist. (Città del Vaticano 1938), I, Roma 1940, p. 274 ss. Relazioni sommarie degli scavi francesi: P. Montet, in Compt. Rend. Acad. Inscript., 1954, p. 259 ss.; 1955, p. 327 ss.