APOCOPE (dal gr. ἀποκοπή "amputazione")
Termine usato dai grammatici greci a indicare un caso particolare di caduta di uno o più suoni in fine di parola (cfr. ἀϕαίρεσις all'iniziale, συγκοπή all'interno, v. aferesi, sincope), p. es., δῶμα, δῶ "casa"; con lo stesso significato è impiegato ancora oggi. L'apocope è dovuta linguisticamente a due forze: una fonetica che si manifesta sia attraverso l'indebolimento spontaneo della finale delle parole, come nelle lingue slave, sia attraverso l'azione dell'accento, come nelle lingue germaniche e celtiche; l'altra morfologica, che si manifesta quando la parola viene a fondersi intimamente con la successiva, costituendosi o no un composto. Tale in alcuni dialetti greci l'apocope delle preposizioni, o in italiano quella oscillante nelle forme: col bel tempo è bello passeggiare, San Francesco è un santo nazionale, e quella delle note forme fiorentine Orsanmichele, Porsantamaria. Affine, ma più limitato, è il termine di elisione (v.).