APOCLETI (gr. ἀπόκλητοι; lat. apoclētae)
Il corpo degli apocleti, ricordato da Polibio e Livio nel periodo classico della lega etolica, costituiva una specie di senato accanto all'assemblea generale. Le fonti non ci permettono di precisare quanti fossero, ma dovevano essere relativamente numerosi, poiché nel 191 a. C. l'assemblea generale degli Etoli aveva designato trenta di essi quale comitato permanente incaricato di concretare con re Antioco l'atteggiamento e la condotta delle operazioni nei confronti di Roma (Polibio, XX, 1; Livio, XXXV, 45-46). Questo senato di solito esaminava gli affari prima che fossero portati in discussione davanti all'assemblea generale (Pol., IV, 5; XX, 10) e, di concerto con lo stratego, convocava l'assemblea e l'invitava ad approvare le proposte per cui era necessaria la sua sanzione (Livio, XXXI, 29); e talvolta per delega od usurpazione agiva in nome della nazione senza consultare per nulla l'assemblea (Livio, XXXV, 34). Sostanzialmente non differiva gran che dagli usuali senati greci. È più comune in Livio la semplice denominazione di principes per indicare gli apocleti (XXXV, 44, 1; 45, 1); ed apocleti devono essere stati in gran parte i compagni di prigione dello stratego etolo Damocrito condotti a Roma ad ornare il trionfo del console M. Acilio (Livio, XXXVII, 46). Apocleti sono anche certamente i cinque rinviati a giudizio in Italia nel 171 dopo la rotta di Callicino (Pol., XXVII, 15, 14; XXVIII, 4, 6); ma sono semplici buleuti dell'assemblea generale i 550 uccisi e i dispersi da Licisco di Strato nel 167 (Livio, XXXXV, 28). Apocleti erano gli strateghi uscenti, ma non essi soli; né è da credere che rappresentassero solo determinate famiglie nobili.
Bibl.: Oltre al vol. IV della Griech. Gesch. di J. Beloch, vedasi Freeman, History of Federal Govern., 2ª ed., Londra 1893, p. 336; I. Breen, De Aetol. instit. pubbl., in Mnemos., XXIX, p. 388 segg.; Bazin, Mémoire sur l'Étoile, in Archives des missions scient. et litt., 1861; Dubois, Les ligues étolienne et achéenne; S. Soteriades, in Bull. de Corr. hell., XXXI (1907); Hermann e Swoboda, Griech. Staatsaltertümer, 6ª ed., p. 331 segg.; G. Busolt, Griech. Staatskunde, II, Monaco 1926, p. 1526.