APLUSTRE (gr. ἄϕλαστον; lat. aplustre)
Ornamento che nelle navi antiche sovrastava alla ruota di poppa ed era costituito da quattro o cinque assi ricurve, disposte a ventaglio, espanse in alto e riunite alla base. Tale disposizione risulta dalla definizione del lessicografo Polluce (1, 90) il quale dice pure che l'aphlaston era attraversato talvolta da un legno diritto che si chiamava stylis e che portava una striscia di panno (tenia). La forma speciale di questo ornamento, che non si trova costantemente sulle navi antiche, pare derivasse dalla concezione per cui l'imbarcazione doveva sembrare un essere vivente, un mostro marino di cui l'aplustre figurava la coda emergente dall'acqua.
L'aplustre è forse accennato da una specie di fenditura sulla poppa delle navi egee riprodotte su sigilli, manca invece affatto nelle imbarcazioni micenee. Il primo chiaro ricordo presso gli scrittori greci, lo troviamo in Omero (Iliade, XV, 717) dove si legge di Ettore che si abbranca all'aphlaston di una nave nemica. In seguito l'aplustre comparisce non di rado nelle rappresentazioni di navi greche e romane, con più o meno sensibili variazioni nel disegno: per le prime valgono i numerosi esempî di tale ornamento su monete, per le seconde alcuni noti rilievi (v. fig.) e tra questi ultimi è da ricordare quello del monumento di Agesandro sull'acropoli di Lindo (Rodi).
Parte caratteristica della nave da carico, ma più specialmente di quella da guerra, l'aplustre diviene quasi un simbolo, e, come tale, si vede, in alcune rappresentazioni, nelle mani di qualche divinità, p. es. di Poseidone, nelle monete di Bisanzio e di Taranto. Inoltre esso, come bottino di guerra, diviene una specie di trofeo navale e perciò figura talvolta su archi di trionfo (come i rilievi sull'arco d'Orange), su monete (monete romane della famiglia Sulpicia), ed è spesso impugnato da una figura di Vittoria (monete di Imera).
Bibl.: E. Saglio, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des Antiq., I, Parigi 1877, p. 308 seg., s. v. Aplustre; A. Koester, Das antike Seewesen, Berlino 1923. Sul rilievo di Lindo, vedi Chr. Blinkenberg e K. F. Kinch, in Bull. de l'Académie Royale des Sciences et Lettres en Danemarke, 1907, n. 1.