APC (Antigen Presenting Cell)
Cellula specializzata nel legarsi all’antigene e presentarlo, dopo elaborazione, ai linfociti T. Tre tipi di cellule svolgono tale funzione: le cellule dendritiche, i macrofagi e i linfociti B. Il ruolo immunologico più importante è svolto dalle cellule dendritiche. Caratteristica di queste cellule è di esprimere entrambi gli antigeni d’istocompatibilità (➔) di classe I e II (MHC-I e MHC-II).
La cellula dendritica, nata nel midollo osseo, colonizza i tessuti dove risiede e vi svolge attività di fagocitosi, mediata da numerosi recettori. Queste cellule vengono attivate dalla fagocitosi di sostanze estranee (endotossine, antigeni batterici, ecc.). Frammenti della digestione delle sostanze fagocitate vengono legati a MHC-II e con essi esposti sulla membrana cellulare; contemporaneamente aumenta la produzione ed espressione sulla membrana di MHC-II e di altre molecole costimolatorie. La cellula dendritica migra verso i linfonodi regionali, dove si ferma perdendo la capacità fagocitica.Grazie all’interazione con molecole di adesione (LFA-1, ICAM-1, ecc.) il linfocita T, ricircolante di passaggio nel linfonodo, aderisce sulla superficie filamentosa della APC. Recettori presenti sul linfocita, i TCR (T Cell Receptor, recettore delle cellule T), si combinano con i vari MHC-II che presentano peptidi antigenici. In caso di complementarietà, cioè se il TCR riconosce l’antigene per cui il linfocita T è specifico, il legame viene prima rinsaldato grazie al recettore CD4, che stabilizza il complesso, e successivamente dall’interazione tra il costimolatore CD28 sulla membrana del linfocito T e il B7 sulla cellula dendritica. Altre coppie di recettori e ligandi consolidano ulteriormente il legame. Conseguentemente nel linfocita T si innescano i processi di attivazione, primo fra tutti la produzione di IL-2 (interleuchina-2), che amplifica l’attivazione e innesca la proliferazione dei linfociti T. Inoltre si innesca anche la produzione di CTLA-4 (CD152), ligando del B7, con affinità maggiore di CD28, ma con attività inibitoria. Un linfocita T che interagisce con una APC ma che non riconosce l’antigene, non viene stimolato e uscirà dal linfonodo per rientrare in circolo. Un linfocita T che riconosce un antigene su una APC non attivata (cioè priva di molecole costimolatorie) riceve solo un segnale inibitorio da CTLA-4.
I macrofagi del focolaio infiammatorio e dei linfonodi, con processi analoghi a quelli delle cellule dendritiche, ma con minor efficienza, sono molto attivi nel presentare antigeni di tipo batterico. I linfociti B, invece, grazie alle immunoglobuline di membrana, captano antigeni solubili (per es., tossine) e li processano per endocitosi (➔) legandoli agli MHC-II insieme alle molecole costimolatorie, rendendo così possibile l’attivazione dei linfociti T.